Non c’è pace per la Siberia, temperature record.

Non c’è pace per la Siberia, temperature record.

Che le regioni artiche siano quelle più provate dai cambiamenti climatici è cosa nota, ma ciò che accade ormai da un anno in Siberia ha quasi dell’accanimento.
Solo nell’ultimo anno abbiamo assistito a devastanti incendi, un recente sversamento di gasolio in un fiume ed ora un’incessante ondata di calore che nella giornata di sabato 20 giugno ha raggiunto l’incredibile valore di 38°C a nord del Circolo Polare Artico.

Agosto del 2019 verrà ricordato per lungo tempo in Russia e non solo per i devastanti incendi che per settimane hanno interessato vaste porzioni di territorio russo in Siberia con nubi di fumo che hanno avvolto gran parte del territorio che va dalla Russia, al Giappone, alla Mongolia e parte della Cina. Multipli incendi hanno immesso nell’atmosfera una quantità enorme di anidride carbonica e ceneri che hanno avuto ripercussioni dannose per il nostro già provato clima.


Questione ampiamente trattata nel nostro articolo di allora e nei successivi. In quegli articoli facevamo riferimento anche al concreto rischio che tali eventi avrebbero potuto innescare un veloce scioglimento del “permafrost“, ovvero, un terreno tipico delle regioni artiche come l’estremo Nordeuropa, la Siberia e l’America settentrionale dove il suolo è perennemente ghiacciato. Uno strato che può variare da poche decine di metri a qualche centinaio e che spesso rappresenta lo strato di suolo su cui poggiano edifici, infrastrutture o intere Città.
Lo scioglimento di questo strato di suolo congelato determina la liberazione nell’atmosfera di ingenti quantità di Metano ed il Metano è uno dei gas climalteranti più pericolosi, con un efficacia nell’aumento dell’effetto serra di circa 30 volte superiore all’anidride carbonica.

E lo scioglimento del permafrost è all’origine di un altro disastro ambientale che di recente ha interessato le regioni artiche della Russia. Il 29 maggio, vicino a Norilsk, nella regione russa del Krasnojarsk della Siberia settentrionale, c’è stato un incidente in una centrale elettrica: una cisterna ha perso circa 20mila tonnellate di gasolio, che si sono riversate nei fiumi Ambarnaya e Daldykan, colorandoli di rosso e arrivando a decine di chilometri dal luogo dell’incidente. L’impianto è gestito dalla NTEK, una sussidiaria della Norilsk Nickel, una delle più importanti società al mondo di estrazione e fusione di nichel e palladio. Il cedimento della cisterna è stato causato da un cedimento del terreno sottostante che poggiava su uno strato di permafrost.

(Immagine satellitare ottenuta dall’ESA che mostra il fiume tinto di rosso dalla presenza in superficie del gasolio)

Al momento in cui scriviamo questo articolo (22 giugno 2020), la situazione non è ancora risolta. Il gasolio è arrivato fino al lago Pyasino che ha un bacino di circa 700 chilometri quadrati e si teme che con l’arrivo del caldo il gasolio possa raggiungere il fiume Pyasina e arrivare nel Mar Glaciale Artico.

Gli ambientalisti hanno accusato però la società di stare usando il riscaldamento globale come scusa per non assumersi le proprie responsabilità nel non aver fatto adeguati controlli sulla stabilità della struttura. Sia il WWF che Greenpeace hanno detto che il rischio che il permafrost si sciogliesse e portasse al cedimento di edifici era conosciuto da tutti, e che le autorità locali e la società avrebbero potuto evitarlo mesi prima mettendo in sicurezza il serbatoio.

Scusa o no, purtroppo, il riscaldamento della regione artica è drammaticamente osservabile già da qualche mese. Maggio è stato un mese record per il caldo anomalo registrato nell’intera fascia del Circolo Polare Artico e Giugno si appresta ad essere ben peggiore. Nella giornata di sabato 20 giugno 2020 il villaggio di Verkhoiansk ha registrato una temperatura di 38 gradi centigradi, quasi il doppio della media stagionale.
Per dovere di cronaca il villaggio in questione non è nuovo a sbalzi termici esagerati: nel 1892 ha raggiunto la cifra record di -67,8 gradi mentre lo scorso gennaio ha rilevato -57,2. Nel 1988 il caldo aveva toccato i 37,3 e solitamente la media in questo periodo dell’anno è sui 20 gradi.
Anche se questi ultimi dati sembrano far calare il clamore per il valore registrato in quel piccolo villaggio, va però detto che il caldo esageratamente anomalo della regione artica è ben più vasto e su scala mondiale. Il caldo anomalo sta interessando tanto la Siberia quanto il Canada ed il Nord Europa. Pur rimanendo fermi in Siberia, le città russe nel circolo polare artico hanno registrato temperature straordinarie, con Nizhnyaya Pesha che ha toccato i 30°C il 9 giugno e Khatanga, che di solito ha temperature diurne di circa 0°C in questo periodo dell’anno, raggiungendo i 25°C il 22 maggio. Il record precedente era di 12°C.

E considerate che questi valori esagerati di caldo arrivano proprio nel momento in cui per via delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 le emissioni di gas climalteranti sono crollate di quasi un 50% rispetto al solito. Pertanto se in molti si chiedevano che impatto avrebbe avuto il Covid-19 sul clima ha avuto la peggiore delle risposte, ovvero… nessuno.

Il mondo scientifico, però, era già ben conscio di questa risposta e non nutriva alcuna speranza in un solo mese di diminuzione dell’emissione di gas serra. Occorre un periodo ben più lungo per sortire degli effetti e non si parla di mesi, e probabilmente nemmeno di anni perché il cambiamento climatico è già iniziato e da questi campanelli d’allarme sembra che si sia innescato un meccanismo a catena che porterà ad effetti difficilmente arrestabili.

L’anidride carbonica e gli ossidi di azoto immessi nell’atmosfera riscaldano il Pianeta, gli incendi immettono altra anidride carbonica che peggiora ulteriormente l’effetto serra, che scalda ulteriormente il Pianeta, che a sua volta vede lo scioglimento del Permafrost che immette nell’atmosfera il Metano che è trenta volte più efficace dell’anidride carbonica nel far salire le temperature nel nostro Pianeta… e via via di seguito.

Il riscaldamento delle regioni artiche ha grandi ripercussioni nelle correnti d’aria che percorrono il nostro globo in lungo e in largo. L’inizio di questa Estate in Italia e nella nostra provincia ha dato l’impressione di essere stato timido, ma in realtà siamo leggermente sopra la media climatica degli ultimi 30 anni ed in generale a livello globale il nostro Pianeta si sta surriscaldando.

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Dott. Matteo Benevelli

2° Focus incendi nel Mondo

Di tanto in tanto diamo un’occhiata a ciò che accade sul fronte globale degli incendi e delle conseguenti emissioni di monossido di carbonio nell’aria.

Fronte Russo
La situazione lentamente continua a migliorare, ormai i focolai sono sempre meno. Le piogge sono arrivate, lo si può notare anche dalla presenza di nuvole nell’immagine satellitare, e ciò non può che giovare allo spegnimento dei fuochi. Anche le emissioni di monossido di carbonio sono, quindi, calate drasticamente. Situazione “quasi” risolta o almeno ridimensionata di molto… anche se lo scioglimento del permafrost prosegue inesorabile (ma è un altro argomento).

Fronte Amazzonico
Anche in questo caso qualcosa si muove in positivo. La situazione è ben lontana dall’essere risolta, il fronte incendi è ancora immensamente vasto e di lavoro ce né tantissimo da fare. Le emissioni di monossido e biossido di carbonio sono ancora elevatissime ed avvolgono l’intero Sud-America. Le conseguenze di quanto sta accadenso avranno ripercussioni su scala globale e sulla salute di chi abita quelle zone.

Fronte Africano
Quello più sconosciuto, quello più vasto e quello sul quale è molto più difficile intervenire sotto l’aspetto organizzativo per via dei numerosi stati coinvolti. Migliora notevolmente la situazione in Angola sul versante occidentale, ma peggiora drammaticamente la situazione in Mozambico sul versante orientale. Anche in questo caso siamo ben lontani dal vedere prospettive di spegnimento. Emissioni di monossido e biossido di carbonio altissime, il fronte Africano è più minaccioso di quello amazzonico.

Tirando le somme il quadro è un po’ meno critico di quanto visto a Luglio ed Agosto, ma non di tanto. Dove la Natura è riuscita a mettere una pezza con la pioggia il quadro è migliorato, dove invece l’uomo deve rimboccarsi le maniche il processo di spegnimento è notevolmente più lento.
Confidiamo, quindi, che le piogge arrivino presto anche in quelle zone dell’Africa seppure la stagione delle piogge solitamente si presenta da novembre in poi.

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Dott. Matteo Benevelli

Situazione incendi alla fine di Agosto

Situazione incendi alla fine di Agosto

? Situazione Incendi ?

Dieci giorni fa vi abbiamo postato un nostro articolo che voleva accendere i riflettori su quanto stava accadendo nel nostro pianeta sul fronte incendi.

Non solo Russia, quindi, ma anche nel resto del nostro delicato Pianeta, l’unico Pianeta abitabile per quel che ne sappiamo.

A dieci giorni da allora proviamo a vedere cos’è successo e come si sono evolute le cose.

Per farlo ci siamo serviti delle stesse immagini che vi avevamo prodotto prima di Ferragosto. Da un primo punto di vista sembra che in Russia la situazione sia leggermente migliorata, anche se i focolari attivi sono ancora molti e soprattutto irraggiungibili. Qualche precipitazione si è vista e qualche focolaio è stato estinto dall’incredibile sforzo dei vigili del fuoco e dell’esercito.
Attenzione… la situazione non è risolta e la Siberia continua ad ardere, così come le esalazioni di monossido di carbonio che continuano a viaggiare spinte dalle correnti d’aria ad est sull’Oceano Pacifico ed unendosi a quelle pesantissime in arrivo da Pechino (e dalla Cina in generale) dove le esalazioni sono di origine industriale e quindi antropica.

Da un paio di giorni sono stati accesi i riflettori sul Sud America, continente che ospita il maggior polmone verde del nostro Pianeta. Polmone che sta letteralmente bruciando al ritmo di 1 campo da calcio al minuto! Avevamo già citato quella “zona calda” nel nostro articolo precedente e a distanza di 10 giorni la situazione è precipitata ulteriormente.
Dall’inizio dell’anno gli incendi attivi in Brasile sono stati oltre 74.000 di cui solo negli ultimi giorni 9500!
Vuoi per la stupidità umana, vuoi per le scelte politiche scellerate del presidente Bolsonaro, ma quest’anno gli incendi in Amazzonia sono cresciuti dell’84% rispetto al 2018. Un disastro ben peggiore di quanto in atto in Russia. Le esalazioni di monossido di carbonio sono altissime, la perdita di superficie forestale immensa ed i gas serra si propagano su buona parte delle emisfero australe, gas, che non possono essere ri-assorbiti dagli alberi ormai distrutti.
Situazione gravissima, ma che fortunatamente inizia ad essere notata anche dai media e da realtà ben più autorevoli del nostro piccolo punto di vista locale. Confidiamo che ciò possa smuovere la coscienza di qualcuno che possa intervenire velocemente.

E in Africa? Altra zona su cui abbiamo posto l’accento nel precedente articolo?
Beh… la situazione è anche peggiore delle due citate in precedenza. Il centro-sud dell’Africa vede al suo attivo quasi il 70% dei focolai attivi sul nostro Pianeta, un record di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno. Anche in questo caso i fattori possono essere molteplici, dai roghi controllati che poi sfuggono di mano, alla terra bruciata fatta dagli agricoltori per liberare i campi dalle erbe infestanti, fino ad arrivare al surriscaldamento globale che alimenta correnti d’aria sempre più impetuose ed energiche.

Fatto sta che tirando le somme le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera hanno raggiunto e superato le 410 parti per milione. Sono ormai lontani i tempi in cui gli scienziati ci ammonivano dal non superare mai le 400 ppm di CO2, soglia oltre la quale i cambiamenti climatici sarebbero stati irreversibili.

Nei momenti criciti l’uomo ha sempre tirato fuori il meglio di sè per risolvere i problemi … speriamo solamente che si dia da fare il prima possibile. La scienza ha già fatto luce sul problema, le soluzioni sono state messe sul tavolo, ma le decisioni di applicarle spettano a chi ci governa.
Per guarire dalla febbre si devono ingerire medicine amare, che sicuramente non daranno consenso politico, ma un buon genitore non deve assecondare sempre i capricci dei propri figli, un buon genitore deve saper dire di no ed indicare la giusta via, anche se questa non è la più popolare.
Da bravi figli, noi, dovremo accettarla e comprenderne il significato.

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Dott. Matteo Benevelli

Focus incendi

Focus incendi

Metà del nostro pianeta è alle prese con incendi, l’altra metà lo ignora…

In questi giorni si è fatto un grande parlare del disastro che stà affliggendo la Russia, un disastro di proporzioni immense, un disastro che è ben lontano dall’essere risolto e non c’è intervento esterno che possa in qualche modo fermare un focolaio di tale estensione.

L’unica speranza?
Probabilmente la Natura stessa, la Natura che con le sue piogge in larga scala potrebbe arginare ed estinguere questo disastro.

Sono previste piogge in Russia?
No… o almeno quel genere di pioggia solitamente si presenta al cambio di stagione, quindi ad ottobre.

Quindi gli incendi in Russia potrebbero durare ancora due mesi?!?
Purtroppo è uno scenario probabile, perchè il fronte è talmente esteso che l’acqua dei pochi mezzi antincendio non riesce ad andare più veloce della crescita del fronte infuocato.
I focolai purtroppo si trovano spesso in zone remote non raggiunte da alcuna via di comunicazione e pertanto irraggiungibili da uomini e mezzi.

Nel frattempo il fumo sprigionato da questo incendio (per la precisione i focolari sono centinaia, ma per semplicità lo descriveremo come un unico evento), ha già viaggiato per migliaia di chilometri verso est arrivando all’oceano e spingendosi addirittura in Alaska dove per la prima volta sono stati registrati dai termometri di Anchorage 34°C!

Impressionante anche l’emissione di gas inquinanti nell’aria e soprattutto di gas climalteranti come anidride carbonica e monossido di carbonio. Gas che nei mesi e probabilmente anni a venire avranno un impatto rilevante sul clima del nostro pianeta. Le ceneri stesse oscureranno il cielo e molto probabilmente si parte si depositeranno sui ghiacci artici accelerandone ulteriormente lo scioglimento.

Abbiamo percaso fatto accenno alle caratteristiche del territorio siberiano?
Il suolo siberiano è soprattutto torboso, uno strato spugnoso solitamente intriso di acqua e composto da radici e composti organici che una volta seccati diventano un ottimo carburante per le stufe poichè facilmente incendiabile.
Solitamente sotto questo primo strato di torba è presente il Permafrost, ovvero una zona di suolo ghiacciato nel quale è imprigionata acqua ghiacciata ed altre sostanze organiche decomposte migliaia di anni fa.
Il calore degli incendi e più in generale del surriscaldamento globale ne stanno favorendo lo scioglimento, con il disastroso effetto che con lo scioglimento si liberano nell’atmosfera tonnellate di metano. Il metano è 30 volte più dannoso dell’andidride carbonica.

Insomma, questo racconto inizia a divetare poco digeribile ed angosciante, ma ci preme farvi capire come tutto nel nostro piccolo pianeta sia collegato… TUTTO!
“Ad ogni azione corrisponde una reazione”

Uno scenario decisamente poco confortante, uno scenario che rende ancora più grave il monito lanciato dalla Commissione dell’ONU per il clima due giorni fa.

All’inizio di questo articolo vi abbiamo accennato di mezzo pianeta in fiamme… già… perchè in questo momento non sta bruciando solamente la Russia, ma fronti anche peggiori sono attivi in Africa ed in Amazzonia dove vastissime aree di foresta tropicale sono in fiamme. Altre migliaia di ettari di foreste che in poche ore riemettono nell’aria tonnellate e tonnellate di anidride carbonica che gli alberi avevano immagazzinato nei propri tronchi con la fotosintesi clorofilliana.

In Italia va meglio?
Ironia della sorte vuole che in 24 ore abbiamo visto bruciare due grandi capannoni contenenti sostanze plastiche nella nostra Regione. Il primo ci tocca da vicino perchè è avvenuto a Bibbiano, il secondo è tutt’ora in atto nel faentino e preoccupa molto per la possibile emissione di diossina nei dintorni.
Se volete approfondire quanto accade a Faenza vi rimandiamo alla pagina dei nostri colleghi del Centro Meteo Emilia Romagna che da ieri segue di ora in ora gli sviluppi del rogo.

Tiriamo un po’ di somme?
In queste ore stiamo perdendo una vasta fetta dei polmoni verdi che ci riformiscono di ossigeno liberandoci della pesante anidride carbonica. Questi polmoni non potranno rigenerarsi prima di qualche decennio. Tutto questo mentre il nostro pianeta mese dopo mese fa registrare sempre più record di caldo estremo.

Non c’è più tempo… dobbiamo intervenire!

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Dott. Matteo Benevelli