da Matteo Benevelli | Mag 4, 2020 | Geologia
E’ ancora attivo lo sciame sismico che dal 1° di Maggio ad oggi ha fatto registrare 56 scosse superiori a magnitudine 2.0, ma sembra aver rallentato di frequenza.
Dal nostro primo articolo si sono verificate “solamente” 14 eventi, contro i 42 eventi registrati nelle prime 24 ore. Ciò fa ben sperare, seppure i terremoti siano del tutto imprevedibili, ma ciò potrebbe essere il segnale che buona parte dell’energia i gioco sia stata liberata gradualmente.

Come vi abbiamo scritto nel nostro articolo precedente, la zona è conosciuta ai geologi poiché in profondità è attiva una faglia che è solita risvegliarsi periodicamente ed alle volte anche con scosse piuttosto forti. La faglia in questione è una “faglia inversa”, ovvero una porzione di sottosuolo che viene compressa. Letteralmente gli Appennini ci spingono verso le Alpi ed ogni anno quella zona si sposta di 1/3 cm verso nord proprio in virtù di tale spinta. Questa meccanica è alla base della formazione dell’Appennino stesso e delle Alpi, pertanto vi lasciamo immaginare quanti terremoti si siano verificati in tempi geologici per portare le nostre Montagne e le nostre Colline all’altezza attuale, specie se consideriamo che milioni di anni fa dove ci troviamo noi vi era un oceano profondo.

Sequenze sismiche di questo tipo sono comuni nell’Appennino settentrionale, così come in molte altre regioni d’Italia. Statisticamente, la maggior parte di esse termina dopo pochi giorni o qualche settimana, ma in alcuni casi possono durare più a lungo, soprattutto nei casi in cui si manifesti un terremoto più forte. La scossa maggiore è ancora quella registrata il 02 Maggio alle ore 17:55 a pochi chilometri da Felino, ma la notte del 03 Maggio e nel primo mattino dello stesso giorno si sono verificati due sismi di magnitudine 2.8 avvertiti dalla popolazione.

(Nell’immagine qui sopra si vede il comportamento di una faglia inversa. In questo caso è scoperta e ben visbile e si nota il taglio netto nella sequenza di striature rocciose. La compressione ha fatto salire il lato sinistro della collina “tetto”, su quello destro “letto”)
Nel reggiano si è verificata solo un’altra scossa nei pressi di Bibbiano di magnitudine 2.3 il 02 Maggio alle 19:51. In questo caso la scossa è stata molto superficiale, 6 Km contro i 15/18 Km di profondità media delle scosse legate alla faglia principale, quindi più consona ad una sorta di assestamento del suolo sovrastante.
Il monitoraggio è costante e per il momento non si registrano danni.
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Mag 2, 2020 | Geologia
Da ieri è attivo un intenso sciame sismico di scosse molto lievi, ma molto numerose. 41 scosse in poco più 24 ore sono i sismi di magnitudo compresi tra 2.0 e 3.0 che stanno interessando la bassa valle dell’Enza a confine tra le province di Reggio Emilia e Parma.

La prima scossa è stata registrata ieri pomeriggio (1°Maggio 2020) alle ore 14:47 a 6 Km da Felino (PR), un evento del tutto tranquillo ed al limite degli eventi rilevati dagli strumenti. Da quel momento si sono registrare delle scosse, circa, ogni 2 ore fino a tarda serata.
Questa mattina dopo l’alba, però, la tregua si è interrotta e la terra ha iniziato a tremare lievemente 31 volte (al momento che vi scriviamo).
La scossa più intensa e che ha raggiunto magnitudine 3,0 è stata registrata nel pomeriggio alle 17:55 nel Comune di Felino (PR).
Per quel che riguarda la provincia di Reggio Emilia sono 6 gli eventi sismici che hanno interessato il nostro territorio.
Quattro scosse sulla fascia Pedecollinare nei pressi di Barcaccia a sud di Montecchio Emilia e ad ovest di Bibbiano molto deboli e praticamente percepite solamente dagli strumenti nonostante la superficialità degli eventi.
Altre due scosse, invece, sono più decentrate a sud sulla Bassa Collina:
un evento a Selvapiana a sud di Ciano d’Enza e Canossa;
uno tra gli abitati di Regnano (Viano) e La Vecchia (Vezzano sul Crostolo).
L’evento più rilevante in suolo reggiano è stato quello di Selvapiana che ha raggiunto l’intensità di magnitudine 2,4 rendendosi percepibile anche dalla popolazione nonostante i ben 27 Km di profondità.
A muoversi è un sistema di faglie attive già molto note ai geologi, rientrante in quella famiglia di faglie attive come lo è quella che passa nei pressi di Cadelbosco, Bagnolo, Novellara ma non direttamente collegate e disposte in maniera perpendicolare tra loro.

Queste zone non sono nemmeno nuove ad eventi che innescano veri e propri sciami sismici. In passato più volte la terra tra Reggio Emilia e Parma ha tremato, ecco alcune delle scosse principali:
11 settembre 1831 magnitudo 5,5 con danni a Parma, Reggio e Scandiano
13 marzo 1832 magnitudo 5,5 con danni a Parma, Castelnovo Sotto e Reggio Emilia
4 luglio del 1834 magnitudo 5,7
4 marzo 1898 magnitudo 5,4
15 luglio 1971 magnitudo 5,6 stessa zona di adesso
9 novembre 1983 magnitudo 5,1 danni nella Città di Parma
23 dicembre 2008 magnitudo 5,1

Come avete potuto notare da questo breve “storico” delle scosse passate, questa porzione di terra a cavallo tra le due province di Reggio Emilia e Parma non è nuovo ad eventi sismici.
Le tre scosse tra Langhirano (PR) e Regnano (Viano), invece, sono poste su una seconda faglia più arretrata, ma che comunque si è risvegliata di riflesso.
E’ impossibile fare una previsione sull’evoluzione di tale fenomeno, certo è che ci saranno altre scosse nelle prossime ore. Il nostro punto di vista è sempre lo stesso: meglio tante piccole scosse ravvicinate che una potente e secca che libera molta energia tutta in un colpo. Ovviamente ci auguriamo che sia questo il caso.
Vi terremo aggiornati.
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Mar 27, 2020 | Meteorologia
Che le stagioni siano ormai saltate è cosa appurata. Anche quest’anno l’Inverno prova a dare qualche colpo di coda in ritardo quando ormai la primavera è ben avviata e le piante presentano i primi fiori da frutto. Recentemente siamo stati interessati dal passaggio di due fronti freddi che dalla “porta della Bora” hanno riportato le temperature sotto la media del periodo e addirittura qualche fiocco di neve fino alla via Emilia.
Con molto ritardo, insomma, l’inverno ha abbandonato la sua noiosa forma circolare ed ha iniziato a muoversi in maniera irregolare con moto verticale generando instabilità e lingue di freddo o caldo che rimescolano l’aria sul nostro continente. Pochi giorni fa siamo stati interessati da due discese fredde, da domani avremo una parentesi calda di 3 giorni, poi un nuovo affondo freddo con il ritorno di abbondanti precipitazioni. Qui sotto vi mostriamo gli “spaghetti” che meteorologicamente ci raccontano gli scombussolamenti dei prossimi giorni:

I modelli previsionali da un paio di giorni prevedono una terza discesa fredda che investirà l’Europa ed il bacino del Mediterraneo. Questa volta l’affondo non arriverà dalla steppa russa, ma scenderà direttamente dall’Artico verso il cuore del continente.
Ancora una volta l’Alta Pressione delle Azzorre giocherà un ruolo fondamentale nell’innescare i movimenti d’aria che riporteranno il freddo sul nostro territorio. Questa volta il gigante alto pressorio si troverà nell’alto Atlantico e non sul Baltico come per i primi due affondi di pochi giorni fa. Ciò determinerà una natura completamente diversa del getto d’aria, che verrà a trovarsi in una posizione più occidentale e pertanto sulla Scandinavia e non più dalle steppe Russo-Kazake.
Differenze tra le due correnti?
Una corrente di aria fredda in arrivo dalla steppa Russa/Kazaka è più secca ed avida di umidità, poiché segue un percorso principalmente di “terra”, senza incontrare mai specchi d’acqua degni di questo nome fino all’arrivo sul mar Adriatico.
Una corrente in calo dalla Scandinava, al contrario, è più umida poiché attinge vapore acqueo dal Mar Baltico e dal Mare del Nord.
Cosa succederà questa volta?
L’Anticiclone delle Azzorre ruotando in senso orario spingerà verso la Germania e la Polonia l’aria del Vortice Polare che scendendo dalla penisola Scandinava andrà ad impattare contro il muro delle Alpi e dei Carpazi. Questa discesa è alimentata anche dal richiamo di due basse pressioni che si troveranno sul Mar Egeo (la prima) e nei pressi di Gibilterra (la seconda). Le due catene montuose e le due basse pressioni saranno all’origine della divisione in ben 3 rami di questo getto d’aria artica.

1° Braccio – Verrà deviato dalle Alpi e richiamato dalla Bassa Pressione presente su Gibilterra.
2° Braccio – Si insinuerà tra la Alpi ed i Carpazi richiamato dalla Bassa Pressione presente nel Mar Egeo.
3° Braccio – Verrà deviato dai monti Carpazi verso est richiamato dalla Bassa Pressione presente nel Mar Egeo e la raggiungerà dallo stretto del Bosforo.
La nostra provincia verrà investita dal 2°Braccio che passando tra Austria, Slovacchia, Ungheria e Slovenia (la Porta della Bora), raggiungerà il nostro territorio con un discreto carico di umidità che potrebbe determinare delle precipitazioni copiose o moderate anche nel reggiano.
Che precipitazioni ci dobbiamo attendere?
Se i modelli resteranno confermati è molto alta la probabilità di nevicate abbondanti sul nostro Appennino con accumuli discreti (al giorno d’oggi si parla di almeno 10/15 cm a Castelnovo né Monti). La Pianura ancora una volta sembra rimanere ai margini di questi fenomeni, ma visto il largo anticipo è necessario attendere l’elaborazione di nuovi dati, poichè il margine d’errore è ancora ampio e non è da escludersi che la neve possa raggiungere anche la via Emilia.
Quali certezze abbiamo?
Con certezza possiamo affermare che la neve farà il suo ritorno sul nostro Appennino. E’ molto alta la probabilità che la neve si spinga almeno fino alla via Emilia se non oltre…
Sicuramente avremo disagi sulla rete stradale del nostro Appennino, ma potrebbero verificarsi anche cadute di alberi o rami a causa del peso della neve. Altro rischio da non sottovalutare sarà quello del ghiaccio, poiché le temperature scenderanno sotto lo zero su tutto l’Appennino.
Se la perturbazione dovesse essere confermata così com’è?
Se la neve dovesse spingersi fino alla Pianura (e lo scopriremmo già nella tarda giornata di Lunedì 30), sicuramente avremo accumuli anche in quelle zone con conseguenti disagi legati ad una copiosa nevicata. Caduta di rami, alberi, rete stradale sporca.
Sicuramente man mano che usciranno nuovi modelli più aggiornati vi terremo informati.
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Dott. Matteo Benevelli