Meteorologia spaziale

Meteorologia spaziale

Questa mattina alle 09:05 sul nostro Sole è avvenuto un potente “brillamento” rivolto verso la Terra d’intensità M 1,6 .

Un brillamento altro non è che un’eruzione solare di materia che emette un vento solare che si propaga nello spazio. Le radiazioni emesse possono arrivare fino a noi ed avere effetti vari a seconda dell’intensità. Questo è ad esempio è il meccanismo alla base delle meravigliose Aurore che si manifestano ai Poli.

Un’eruzione M1,6 è un evento non particolarmente “raro”, i brillamenti solari di classe M sono ciò che vengono chiamati brillamenti solari medio-grandi (in ordine crescente di potenza abbiamo le classi A, B, C, M e X. Ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente).

Nulla di minaccioso, quindi, ma ne traiamo spunto per parlarvi di una nuova branca della Meteorologia che è la Meteorologia Spaziale.
Nella nostra era è sempre più importante sapere cosa succede nello spazio che ci circonda. Ogni anno che passa siamo sempre più dipendenti da nuove e formidabili tecnologie che entrano sempre più a far parte della nostra vita. Tecnologie che però possono essere molto vulnerabili e una delle insidie maggiori arriva dal nostro Sole.

Le radiazioni e le tempeste geomagnetiche che derivano dalla sua attività possono avere ripercussioni notevoli per la nostra vita e le nostre strumentazioni. La Terra è avvolta da un proprio campo magnetico che ci protegge dalla gran parte delle radiazioni in arrivo, ma quando si verificano eventi particolarmente intensi parte dell’energia ci raggiunge causando dei potenziali disagi.
I primi a rischiare sono i satelliti che orbitano attorno alla Terra che sono più esposti poiche man mano che ci allontaniamo dal nostro Pianeta diminuisce l’efficacia della schermatura del nostro campo magnetico e della nostra atmosfera. Le radiazioni possono interferire con i segnali di geolocalizzazione ed altre comunicazioni con la Terra come i segnali TV. Successivamente abbiamo gli astronauti delle Stazioni Spaziali che non sono protetti dalla nostra atmosfera e quindi sono più esposti di noi. In terzo luogo abbiamo gli equipaggi ed i passeggeri degli aerei. A livello del suolo sono numerosissime le tecnologie a rischio come le radiocomunicazioni, le linee elettriche, …

Tutto questo per dirvi che la dipendenza della nostra cività è fortemente legata alla tecnologia e basta veramente un piccolo capriccio da parte del nostro Sole per mettere tutto quanto a rischio. E’ necessario, quindi, sviluppare una rete di monitoraggio che ci permetta di sapere con sufficiente anticipo quando uno di questi venti potrebbe dirigersi verso la Terra.
Attualmente abbiamo diverse sonde che fungono da veri e propri osservatori solari che ci informano con una manciata di ore d’anticipo quando si verificano dei brillamenti pericolosi. Un lasso di tempo breve, ma sufficiente per poter mettere in sicurezza l’equipaggio delle Stazioni Spaziali e le tecnologie più delicate.
Nell’immagine qui sotto potete vedere il brillamento di questa mattina catturato dalla sonda SOHO (Solar and Heliospheric Observatory) dell’ESA e NASA.

WWW.METEOREGGIO.IT
Dott. Matteo Benevelli
Le nuvole di Kelvin-Helmholtz

Le nuvole di Kelvin-Helmholtz

In questo breve articolo vi vogliamo parlare delle bellissime nuvole di Kelvin-Helmholtz. Si tratta di una delle tante forme affascinanti che possono assumere le nuvole e prendono questo strano nome dalla legge fisica della fluidodinamica scoperta dal tedesco Hermann von Helmholtz e dall’irlandese William Thomson Kelvin.

I due scienziati osservarono che se due fluidi a contatto tra loro si muovono a velocità diverse, alla prima perturbazione che avviene nel punto di contatto tra i due si formeranno perturbazioni e vortici che ne andranno a far perdere definitivamente la configurazione che era presente all’inizio.

Per farla più semplice abbiamo preso questa bellissima immagine ripresa da Beppe Dallari di Casalgrande il giorno 8 dicembre del 2020. Questa porzione di cielo è ripresa dalle colline di Casalgrande in direzione delle Alpi tra Italia, Francia e Svizzera. In quella giornata era presente una ventilazione quasi assente a livello del suolo ma in quota il vento si spostava verso nord a velocità diverse a seconda dell’altezza.
Le nuvole in oggetto sono quelle che appaiono come un impetuoso moto ondoso degno dell’artista giapponese Katsushika Hokusai.


Ma vediamo per mezzo di questa grafica di cosa si tratta:

In questo caso non parliamo di moto ondoso, la meccanica che porta alla formazione di questi “cavalloni” è completamente diversa. In questo caso abbiamo due differenti correnti d’aria che si muovo nella stessa direzione, ma a velocità diverse. La corrente d’aria superiore è più veloce rispetto a quella sottostante ma finché non interviene un agente perturbante non si innescano il vortici. La perturbazione si innesca per mezzo di una differente pressione delle due correnti d’aria che da forma ad una reciproca attrazione delle due strisce d’aria. L’aria che scorre più lenta è sottoposta ad alta pressione, mentre la più veloce si trova in condizioni di bassa pressione. Il movimento verso l’alto della corrente d’aria più lenta dilata l’aria e rende visibile un pennacchio di nuvole che, travolto dalla maggior velocità dell’aria soprastante, genera un vero e proprio vortice. La successione di vortici successivi è una diretta conseguenza della reazione a catena innescatasi.

Nuvole come queste sono abbastanza rare ma non impossibili da osservare. Ora, se ne vedrete qualcuna, saprete spiegare a chi è con voi il perché di questi riccioli.

WWW.METEOREGGIO.IT
  Dott. Matteo Benevelli

Confermata la discesa di aria fredda da nord

Confermata la discesa di aria fredda da nord

I modelli previsionali si dimostrano sempre più allineati e concordi con il prevedere una brusca irruzione di aria artica dal profondo nord, una discesa di aria che transiterà a nord della nostra penisola, ma attraverso la porta della Bora riuscirà a fare ingresso nella nostra Pianura decretando la fine di questa lunga parentesi di estate ritardata.

Il caldo anomalo di quest’ultima settimana non ha raggiunto i livelli tanto urlati dai “soliti” allarmisti, ma come da programma si è mantenuto costate tra i 29°/30°C di punte massime e lo farà fino alla giornata di martedì 17.

Cosa ci dobbiamo aspettare da mercoledì 18?
L’Alta Pressione delle Azzorre si sposterà nei pressi delle isole britanniche, con una particolare predilizione per l’Irlanda. Spingendosi così a nord favorirà la discesa di aria fredda che transiterà a nord delle Alpi. Non trattandosi di una perturbazione Atlantica, questa volta, l’instabilità farà il suo arrivo da est e per tale motivo sarà più “secca” del solito. Ciò nonostante la corrente attraversando il mar Adriatico un po’ di umidità la raccoglierà e sarà sufficiente a causare temporali improvvisi.
Mercoledì mattina avremo condizioni di bel tempo e nuvolosità variabile su tutto il reggiano, ma da metà pomeriggio si apriranno le ostilità. Nubi cumuliformi faranno la loro comparsa e a macchia di Leopardo potrebbero generarsi cumulonembi minacciosi. Al momento non ci aspettiamo eventi grandinigeni, ma nella peggiore delle ipotesi i chicchi si presenteranno di piccole dimensioni, tali da non causare danni ingenti (la vendemmia ormai è a buon punto e le automobili “dovrebbero” essere più robuste).

Giovedì 19?
Le piogge ci accompagneranno per buona parte della notte tra mercoledì e giovedì, all’alba le piogge dovrebbero cessare ma il cielo si presenterà ugualmente coperto o molto nuvoloso. Schiarite un po’ più concrete solamente nel pomeriggio con un bel Sole che però non farà salire le temperature massime oltre i 21°/22°C.

E dopo?
Addio gran caldo… il resto della settimana “dovrebbe” mantenersi sotto la media del periodo con temperature massime sempre di poco superiori ai 20°/21°C, valori molto più consoni al mese di Settembre. Il cielo si presenterà sereno o poco nuvoloso, solcato da qualche nuvola di passaggio che non porteranno piogge per via della “natura secca” delle correnti d’aria. Un po’ di movimento potrebbe presentarsi la settimana successiva, ma è ancora troppo presto per spingerci fin là.

Riassumendo?
A metà settimana avremo una rottura meteorologica con l’ingresso di aria fredda che allontanerà il caldo africano di questi giorni. Passata la burrasca della sera/notte tra mercoledì e giovedì tornerà il sereno e le temperature si presenteranno più che gradevoli.

WWW.METEOREGGIO.IT
Dott. Matteo Benevelli

Come nasce un temporale

Come nasce un temporale

?‍? Angolo della Didattica ?‍?
 
Qualche giorno fa vi abbiamo mostrato un meraviglioso scatto del fotografo casalgrandese Michele Sensi.
Oggi vi riproponiamo lo stesso scatto modificato da noi di MeteoReggio per facilitarvi la comprensione delle forze e dei moti in gioco durante lo sviluppo di un temporale.
L’immagine in questione ci mostra l’evoluzione di un Cumulo congesto poco prima del passaggio a Cumulonembo (avventuo 15 minuti più tardi). In questa immagine si vede una vera e propria nube isolata che rovescia sotto di sè un enorme quantitativo di pioggia lungo la via Emilia il 25 luglio scorso. Pochi minuti più tardi evolverà in un Cumulonembo che ha comportato piogge ancora più violente sulla città di Modena.
 
Ma passiamo alla spiegazione di ciò che avviene nell’immagine.
 
Nell’arco della giornata il calore del Sole si è immagazzinato nel suolo riscaldando tantissimo lo strato d’aria più basso.
Il calore con il passare delle ore è aumentato ed ha iniziato a risalire la colonna d’aria presente sulla nostra Pianura. Questa colonna di aria calda ed umida appena arriva a contatto con uno strato d’aria più freddo e secco inizia a condensare manifestandosi come nuvola bianca che cresce come “panna montata”, questa è composta da micro goccioline di acqua.
L’aria calda (più leggera), circondata da aria più fredda (più pesante), continua a salire di quota facendo crescere di volume la nube.
 
A questo punto possono succedere due cose:
1 – Salendo, l’aria calda, gradualmente si raffredda fino all’equilibrio con quella esterna fermando lo sviluppo della nuvola che a questo punto rimarrà un Cumulo congesto.
2 – Le spinte ascensionali sono talmente potenti che l’aria calda (leggera) continua a salire perchè circondata da aria molto più fredda fino a raggiungere la Tropopausa (lo strato d’aria che separa la Troposfera dalla Stratosfera, punto in cui l’aria salendo non continua a raffreddarsi, ma al contrario le temperature crescono bruscamente). A questo punto la nube si esapanderà come un’incudine e sarà alta 9.000 metri circa ed avremo un Cumulonembo.
 
La nube di questa immagine seguirà il secondo caso, ma qualche decina di minuti più tardi.
 
Perchè nella nostra immagine piove fortissimo?
Le goccioline liquide scontrandosi tra loro si uniscono e crescono di volume. Spinte dal vento ascensionale salgono di quota ghiacciando per via delle temperature molto sotto lo zero termico presenti in alta quota. Divenuti cristalli pesanti iniziano a precipitare subendo trasformazioni continue, da ghiaccio a neve a pioggia man mano che le temperature salgono durante la caduta. In questo momento le goccie possono fondersi e crescere più e più volte fino a quando non raggiungeranno il peso “critico” che le farà cadere definitivamente verso il suolo.
 
Questa cascata di pioggia, poi, trascina con sé anche l’aria fredda presente in quota generando un forte vento che anticipa l’acquazzone e che raffredda di molto le temperature al suolo (il vento pre-frontale).
 
Questa, a grandi linee, è la lettura dell’immagine che vi abbiamo proposto. Ci auguriamo di aver espresso chiaramente un meccanismo meteorologico difficile da spiegare senza l’utilizzo di terminologie specifiche. Se avete ulteriori domande da porci non esitate a farlo.
Raffreddamento locale VS Riscaldamento globale

Raffreddamento locale VS Riscaldamento globale

Il colpo di coda del freddo arrivato nel fine settimana scorso con grandi quantitativi di neve che si sono accumulati al suolo già a 200 metri di quota (a Ciano d’Enza come da immagine), è ormai alle spalle e lentamente le temperature provano a riportarsi su valori più consoni a Maggio ed al periodo di metà primavera.

L’accumulo di neve è stato importante, con circa 50 cm di spessore in Montagna creando qualche disagio, specie per la rottura di molti rami ed alberi dovuti al grande peso di questa neve tardiva che si è dimostrata molto “bagnata” com’era lecito aspettarsi. Era dal lontano 1957 che non si vedeva un evento del genere a maggio e questo evento lascierà sicuramente il segno negli annali di meteorologia locale.

Finito questo evento “storico”, ci sentiamo di dover fare i complimenti al nostro pubblico che ci ha seguito con grande serietà e professionalità per tutto il fine settimana, un pubblico che sui social è cresciuto esponenzialmente e ci ha fatto superare i 5.700 follower. Ci avete mandato molto materiale, fatto segnalazioni, fatto domande, ci avete stimolato ad impegnarci sempre di più… e soprattutto grazie perchè nessuno di voi 5.700 utenti ha fatto un solo commento sconnesso tra il grande freddo in atto ed il surriscaldamento globale.
Molti nostri colleghi in queste ore stanno correndo ai ripari con articoli mirati a rispondere ai loro utenti che ridicolizzano il Global Warming per via della neve tardiva e del freddo presente sul nostro territorio.

Se realmente il Global Warming esiste per quale motivo a maggio nevica?

Il problema di tale “frettoloso” ragionamento è dovuto al fatto che in pochi distinguono la differenza tra un evento locale ed un evento globale. Sarebbe un po’ come sostenere che chi si reca allo stadio lo fa per prendere un caffè nel bar della curva. Poi, ovviamente, c’è anche una componente di pubblico in malafede che volutamente vuol creare confusione in chi, invece, si vuole informare seriamente.

Effettivamente la sfuriata “artica” di domenica 5 maggio è stata un’ondata d’aria fredda improvvisa ed assolutamente in controtendenza con la stagione in corso. Tuttavia si è trattato di un evento “locale” seppure in scala molto grande e che ha interessato buona parte dell’Europa centrale e mediterranea. Tale discesa fredda, ampliando il nostro zoom, è stata innescata da un riscaldamento prorompente formatosi sulla Groenlandia, l’Artico e la Sibera, che ha letteralmente scalzato il freddo dalle regioni artiche facendolo scendere verso l’Italia. Freddo in Italia, si, ma anche molto caldo in regioni che per tradizione sono fredde… il bilancio termico a livello “globale”, purtroppo, è ancora di +0,7°C ed il bilancio si aggrava ulteriormente se la regione che vogliamo prendere in esame è il solo emisfero nord (dove ci troviamo noi) con +0,9°C. Le regioni artiche fanno registrare un terribile +2,8°C a confermare che il solo freddo italiano non è tale da compensare il riscaldamento che stà avvenendo su scala mondiale.


Purtroppo questi sono gli ultimi anni in cui possiamo fare qualcosa per intervenire e contenere i danni del riscaldamento globale, l’IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) che è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici ha stabilito che non ci restano più di 30 anni, dopo di chè il danno innescherà effetti collaterali irreversibili.

Negare il Riscaldamento Globale, quindi, è qualcosa di irresponsabile e preoccupantemente pericoloso!
Per questo motivo ci siamo sentiti in dovere di ringraziarvi, perchè siamo fieri di poter dire che il nostro pubblico è maturo e responsabile, seguendo gli eventi meteorologici della nostra provincia con interesse e serietà.

5.700 volte grazie a tutti gli utenti dei nostri social più tutti coloro che ci seguono su Instagram e su questo sito.

WWW.METEOREGGIO.IT
Lo Staff