


Le nuvole di Kelvin-Helmholtz
In questo breve articolo vi vogliamo parlare delle bellissime nuvole di Kelvin-Helmholtz. Si tratta di una delle tante forme affascinanti che possono assumere le nuvole e prendono questo strano nome dalla legge fisica della fluidodinamica scoperta dal tedesco Hermann von Helmholtz e dall’irlandese William Thomson Kelvin.
I due scienziati osservarono che se due fluidi a contatto tra loro si muovono a velocità diverse, alla prima perturbazione che avviene nel punto di contatto tra i due si formeranno perturbazioni e vortici che ne andranno a far perdere definitivamente la configurazione che era presente all’inizio.
Per farla più semplice abbiamo preso questa bellissima immagine ripresa da Beppe Dallari di Casalgrande il giorno 8 dicembre del 2020. Questa porzione di cielo è ripresa dalle colline di Casalgrande in direzione delle Alpi tra Italia, Francia e Svizzera. In quella giornata era presente una ventilazione quasi assente a livello del suolo ma in quota il vento si spostava verso nord a velocità diverse a seconda dell’altezza.
Le nuvole in oggetto sono quelle che appaiono come un impetuoso moto ondoso degno dell’artista giapponese Katsushika Hokusai.
Ma vediamo per mezzo di questa grafica di cosa si tratta:
In questo caso non parliamo di moto ondoso, la meccanica che porta alla formazione di questi “cavalloni” è completamente diversa. In questo caso abbiamo due differenti correnti d’aria che si muovo nella stessa direzione, ma a velocità diverse. La corrente d’aria superiore è più veloce rispetto a quella sottostante ma finché non interviene un agente perturbante non si innescano il vortici. La perturbazione si innesca per mezzo di una differente pressione delle due correnti d’aria che da forma ad una reciproca attrazione delle due strisce d’aria. L’aria che scorre più lenta è sottoposta ad alta pressione, mentre la più veloce si trova in condizioni di bassa pressione. Il movimento verso l’alto della corrente d’aria più lenta dilata l’aria e rende visibile un pennacchio di nuvole che, travolto dalla maggior velocità dell’aria soprastante, genera un vero e proprio vortice. La successione di vortici successivi è una diretta conseguenza della reazione a catena innescatasi.
Nuvole come queste sono abbastanza rare ma non impossibili da osservare. Ora, se ne vedrete qualcuna, saprete spiegare a chi è con voi il perché di questi riccioli.
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Dott. Matteo Benevelli

Confermata la discesa di aria fredda da nord
I modelli previsionali si dimostrano sempre più allineati e concordi con il prevedere una brusca irruzione di aria artica dal profondo nord, una discesa di aria che transiterà a nord della nostra penisola, ma attraverso la porta della Bora riuscirà a fare ingresso nella nostra Pianura decretando la fine di questa lunga parentesi di estate ritardata.
Il caldo anomalo di quest’ultima settimana non ha raggiunto i livelli tanto urlati dai “soliti” allarmisti, ma come da programma si è mantenuto costate tra i 29°/30°C di punte massime e lo farà fino alla giornata di martedì 17.
Cosa ci dobbiamo aspettare da mercoledì 18?
L’Alta Pressione delle Azzorre si sposterà nei pressi delle isole britanniche, con una particolare predilizione per l’Irlanda. Spingendosi così a nord favorirà la discesa di aria fredda che transiterà a nord delle Alpi. Non trattandosi di una perturbazione Atlantica, questa volta, l’instabilità farà il suo arrivo da est e per tale motivo sarà più “secca” del solito. Ciò nonostante la corrente attraversando il mar Adriatico un po’ di umidità la raccoglierà e sarà sufficiente a causare temporali improvvisi.
Mercoledì mattina avremo condizioni di bel tempo e nuvolosità variabile su tutto il reggiano, ma da metà pomeriggio si apriranno le ostilità. Nubi cumuliformi faranno la loro comparsa e a macchia di Leopardo potrebbero generarsi cumulonembi minacciosi. Al momento non ci aspettiamo eventi grandinigeni, ma nella peggiore delle ipotesi i chicchi si presenteranno di piccole dimensioni, tali da non causare danni ingenti (la vendemmia ormai è a buon punto e le automobili “dovrebbero” essere più robuste).
Giovedì 19?
Le piogge ci accompagneranno per buona parte della notte tra mercoledì e giovedì, all’alba le piogge dovrebbero cessare ma il cielo si presenterà ugualmente coperto o molto nuvoloso. Schiarite un po’ più concrete solamente nel pomeriggio con un bel Sole che però non farà salire le temperature massime oltre i 21°/22°C.
E dopo?
Addio gran caldo… il resto della settimana “dovrebbe” mantenersi sotto la media del periodo con temperature massime sempre di poco superiori ai 20°/21°C, valori molto più consoni al mese di Settembre. Il cielo si presenterà sereno o poco nuvoloso, solcato da qualche nuvola di passaggio che non porteranno piogge per via della “natura secca” delle correnti d’aria. Un po’ di movimento potrebbe presentarsi la settimana successiva, ma è ancora troppo presto per spingerci fin là.
Riassumendo?
A metà settimana avremo una rottura meteorologica con l’ingresso di aria fredda che allontanerà il caldo africano di questi giorni. Passata la burrasca della sera/notte tra mercoledì e giovedì tornerà il sereno e le temperature si presenteranno più che gradevoli.
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Dott. Matteo Benevelli

Come nasce un temporale

Raffreddamento locale VS Riscaldamento globale
Il colpo di coda del freddo arrivato nel fine settimana scorso con grandi quantitativi di neve che si sono accumulati al suolo già a 200 metri di quota (a Ciano d’Enza come da immagine), è ormai alle spalle e lentamente le temperature provano a riportarsi su valori più consoni a Maggio ed al periodo di metà primavera.
L’accumulo di neve è stato importante, con circa 50 cm di spessore in Montagna creando qualche disagio, specie per la rottura di molti rami ed alberi dovuti al grande peso di questa neve tardiva che si è dimostrata molto “bagnata” com’era lecito aspettarsi. Era dal lontano 1957 che non si vedeva un evento del genere a maggio e questo evento lascierà sicuramente il segno negli annali di meteorologia locale.
Finito questo evento “storico”, ci sentiamo di dover fare i complimenti al nostro pubblico che ci ha seguito con grande serietà e professionalità per tutto il fine settimana, un pubblico che sui social è cresciuto esponenzialmente e ci ha fatto superare i 5.700 follower. Ci avete mandato molto materiale, fatto segnalazioni, fatto domande, ci avete stimolato ad impegnarci sempre di più… e soprattutto grazie perchè nessuno di voi 5.700 utenti ha fatto un solo commento sconnesso tra il grande freddo in atto ed il surriscaldamento globale.
Molti nostri colleghi in queste ore stanno correndo ai ripari con articoli mirati a rispondere ai loro utenti che ridicolizzano il Global Warming per via della neve tardiva e del freddo presente sul nostro territorio.
Se realmente il Global Warming esiste per quale motivo a maggio nevica?
Il problema di tale “frettoloso” ragionamento è dovuto al fatto che in pochi distinguono la differenza tra un evento locale ed un evento globale. Sarebbe un po’ come sostenere che chi si reca allo stadio lo fa per prendere un caffè nel bar della curva. Poi, ovviamente, c’è anche una componente di pubblico in malafede che volutamente vuol creare confusione in chi, invece, si vuole informare seriamente.
Effettivamente la sfuriata “artica” di domenica 5 maggio è stata un’ondata d’aria fredda improvvisa ed assolutamente in controtendenza con la stagione in corso. Tuttavia si è trattato di un evento “locale” seppure in scala molto grande e che ha interessato buona parte dell’Europa centrale e mediterranea. Tale discesa fredda, ampliando il nostro zoom, è stata innescata da un riscaldamento prorompente formatosi sulla Groenlandia, l’Artico e la Sibera, che ha letteralmente scalzato il freddo dalle regioni artiche facendolo scendere verso l’Italia. Freddo in Italia, si, ma anche molto caldo in regioni che per tradizione sono fredde… il bilancio termico a livello “globale”, purtroppo, è ancora di +0,7°C ed il bilancio si aggrava ulteriormente se la regione che vogliamo prendere in esame è il solo emisfero nord (dove ci troviamo noi) con +0,9°C. Le regioni artiche fanno registrare un terribile +2,8°C a confermare che il solo freddo italiano non è tale da compensare il riscaldamento che stà avvenendo su scala mondiale.
Purtroppo questi sono gli ultimi anni in cui possiamo fare qualcosa per intervenire e contenere i danni del riscaldamento globale, l’IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) che è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici ha stabilito che non ci restano più di 30 anni, dopo di chè il danno innescherà effetti collaterali irreversibili.
Negare il Riscaldamento Globale, quindi, è qualcosa di irresponsabile e preoccupantemente pericoloso!
Per questo motivo ci siamo sentiti in dovere di ringraziarvi, perchè siamo fieri di poter dire che il nostro pubblico è maturo e responsabile, seguendo gli eventi meteorologici della nostra provincia con interesse e serietà.
5.700 volte grazie a tutti gli utenti dei nostri social più tutti coloro che ci seguono su Instagram e su questo sito.
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Lo Staff