da Matteo Benevelli | Set 30, 2022 | Ambiente
🌍 Dal Mondo …💨
Solo noi siamo in grado di danneggiare così pesantemente un Pianeta che già ci sta presentando il conto di quello che stiamo facendo.
In queste immagini possiamo vedere distintamente dallo spazio una delle 4 falle aperte nei gasdotti Nordstream 1 e 2. Nello specifico possiamo vedere quella più vicina all’isola di Bornholm (DK). La nuvola di gas richiamata dal vortice di bassa pressione che da diversi giorni interessa la zona si è diretta verso la Scandinavia facendo schizzare in alto i grafici delle stazioni di rilevamento.

Vi ricordiamo che il metano è uno dei gas serra più potenti in assoluto circa 30 volte di più efficace dell’anidride carbonica nel riscaldare il nostro Pianeta e un evento terroristico come questo (perché non lo si può definire diversamente) è un durissimo colpo in un periodo storico dove il conto alla rovescia per intervenire sul Clima sta scadendo ed un solo passo verso la mitigazione non è stato compiuto da alcun paese.
Greenpeace ha quantificato questa emissione nel quantitativo di inquinamento prodotto da 20.000.000 di automobili in un anno in Europa.
Il quantitativo di gas climalterante fuoriuscito non è di per sé un quantitativo “esagerato”, ma non dobbiamo nemmeno cadere nel tranello dello sminuire eventi come questo perché a suo modo andrà ad accumularsi nella nostra Atmosfera facendoci compiere un passo indietro.
Il metanodotto non è in funzione, ma i tubi sono ugualmente in pressione e pertanto pieni di gas per migliaia di chilometri di estensione. Le fuoriuscite non sono riparabili quindi non ci resta che attendere l’abbassamento della pressione all’interno delle tubature.
Russia? Stati Uniti? Non importa … a rimetterci sarà l’intero Pianeta e non l’egocentrismo ed il machismo delle singole nazioni. Resta il disprezzo e la non curanza per quella che è la nostra Casa.
Immagini:
NASA – Modis
MarineTraffic
Video:
https://www.icos-cp.eu/
Elaborazione grafica:
MeteoReggio.it
WWW.METEOREGGIO.IT
Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Giu 22, 2020 | Ambiente, Geologia
Che le regioni artiche siano quelle più provate dai cambiamenti climatici è cosa nota, ma ciò che accade ormai da un anno in Siberia ha quasi dell’accanimento.
Solo nell’ultimo anno abbiamo assistito a devastanti incendi, un recente sversamento di gasolio in un fiume ed ora un’incessante ondata di calore che nella giornata di sabato 20 giugno ha raggiunto l’incredibile valore di 38°C a nord del Circolo Polare Artico.
Agosto del 2019 verrà ricordato per lungo tempo in Russia e non solo per i devastanti incendi che per settimane hanno interessato vaste porzioni di territorio russo in Siberia con nubi di fumo che hanno avvolto gran parte del territorio che va dalla Russia, al Giappone, alla Mongolia e parte della Cina. Multipli incendi hanno immesso nell’atmosfera una quantità enorme di anidride carbonica e ceneri che hanno avuto ripercussioni dannose per il nostro già provato clima.

Questione ampiamente trattata nel nostro articolo di allora e nei successivi. In quegli articoli facevamo riferimento anche al concreto rischio che tali eventi avrebbero potuto innescare un veloce scioglimento del “permafrost“, ovvero, un terreno tipico delle regioni artiche come l’estremo Nordeuropa, la Siberia e l’America settentrionale dove il suolo è perennemente ghiacciato. Uno strato che può variare da poche decine di metri a qualche centinaio e che spesso rappresenta lo strato di suolo su cui poggiano edifici, infrastrutture o intere Città.
Lo scioglimento di questo strato di suolo congelato determina la liberazione nell’atmosfera di ingenti quantità di Metano ed il Metano è uno dei gas climalteranti più pericolosi, con un efficacia nell’aumento dell’effetto serra di circa 30 volte superiore all’anidride carbonica.
E lo scioglimento del permafrost è all’origine di un altro disastro ambientale che di recente ha interessato le regioni artiche della Russia. Il 29 maggio, vicino a Norilsk, nella regione russa del Krasnojarsk della Siberia settentrionale, c’è stato un incidente in una centrale elettrica: una cisterna ha perso circa 20mila tonnellate di gasolio, che si sono riversate nei fiumi Ambarnaya e Daldykan, colorandoli di rosso e arrivando a decine di chilometri dal luogo dell’incidente. L’impianto è gestito dalla NTEK, una sussidiaria della Norilsk Nickel, una delle più importanti società al mondo di estrazione e fusione di nichel e palladio. Il cedimento della cisterna è stato causato da un cedimento del terreno sottostante che poggiava su uno strato di permafrost.

(Immagine satellitare ottenuta dall’ESA che mostra il fiume tinto di rosso dalla presenza in superficie del gasolio)
Al momento in cui scriviamo questo articolo (22 giugno 2020), la situazione non è ancora risolta. Il gasolio è arrivato fino al lago Pyasino che ha un bacino di circa 700 chilometri quadrati e si teme che con l’arrivo del caldo il gasolio possa raggiungere il fiume Pyasina e arrivare nel Mar Glaciale Artico.

Gli ambientalisti hanno accusato però la società di stare usando il riscaldamento globale come scusa per non assumersi le proprie responsabilità nel non aver fatto adeguati controlli sulla stabilità della struttura. Sia il WWF che Greenpeace hanno detto che il rischio che il permafrost si sciogliesse e portasse al cedimento di edifici era conosciuto da tutti, e che le autorità locali e la società avrebbero potuto evitarlo mesi prima mettendo in sicurezza il serbatoio.
Scusa o no, purtroppo, il riscaldamento della regione artica è drammaticamente osservabile già da qualche mese. Maggio è stato un mese record per il caldo anomalo registrato nell’intera fascia del Circolo Polare Artico e Giugno si appresta ad essere ben peggiore. Nella giornata di sabato 20 giugno 2020 il villaggio di Verkhoiansk ha registrato una temperatura di 38 gradi centigradi, quasi il doppio della media stagionale.
Per dovere di cronaca il villaggio in questione non è nuovo a sbalzi termici esagerati: nel 1892 ha raggiunto la cifra record di -67,8 gradi mentre lo scorso gennaio ha rilevato -57,2. Nel 1988 il caldo aveva toccato i 37,3 e solitamente la media in questo periodo dell’anno è sui 20 gradi.
Anche se questi ultimi dati sembrano far calare il clamore per il valore registrato in quel piccolo villaggio, va però detto che il caldo esageratamente anomalo della regione artica è ben più vasto e su scala mondiale. Il caldo anomalo sta interessando tanto la Siberia quanto il Canada ed il Nord Europa. Pur rimanendo fermi in Siberia, le città russe nel circolo polare artico hanno registrato temperature straordinarie, con Nizhnyaya Pesha che ha toccato i 30°C il 9 giugno e Khatanga, che di solito ha temperature diurne di circa 0°C in questo periodo dell’anno, raggiungendo i 25°C il 22 maggio. Il record precedente era di 12°C.
E considerate che questi valori esagerati di caldo arrivano proprio nel momento in cui per via delle restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19 le emissioni di gas climalteranti sono crollate di quasi un 50% rispetto al solito. Pertanto se in molti si chiedevano che impatto avrebbe avuto il Covid-19 sul clima ha avuto la peggiore delle risposte, ovvero… nessuno.
Il mondo scientifico, però, era già ben conscio di questa risposta e non nutriva alcuna speranza in un solo mese di diminuzione dell’emissione di gas serra. Occorre un periodo ben più lungo per sortire degli effetti e non si parla di mesi, e probabilmente nemmeno di anni perché il cambiamento climatico è già iniziato e da questi campanelli d’allarme sembra che si sia innescato un meccanismo a catena che porterà ad effetti difficilmente arrestabili.

L’anidride carbonica e gli ossidi di azoto immessi nell’atmosfera riscaldano il Pianeta, gli incendi immettono altra anidride carbonica che peggiora ulteriormente l’effetto serra, che scalda ulteriormente il Pianeta, che a sua volta vede lo scioglimento del Permafrost che immette nell’atmosfera il Metano che è trenta volte più efficace dell’anidride carbonica nel far salire le temperature nel nostro Pianeta… e via via di seguito.
Il riscaldamento delle regioni artiche ha grandi ripercussioni nelle correnti d’aria che percorrono il nostro globo in lungo e in largo. L’inizio di questa Estate in Italia e nella nostra provincia ha dato l’impressione di essere stato timido, ma in realtà siamo leggermente sopra la media climatica degli ultimi 30 anni ed in generale a livello globale il nostro Pianeta si sta surriscaldando.
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Dott. Matteo Benevelli