Un fine settimana da incubo per Baiso

Un fine settimana da incubo per Baiso

Non c’è pace per il piccolo Comune di Collina che da giorni è alle prese con un dissesto idrogeologico di grandissime proporzioni.
Ultimo in ordine di tempo è stato il terribile fine settimana del 03 e 04 giugno che ha visto in sole 24 ore scatenarsi un doppio nubifragio con colate di fango che hanno invaso abitazioni e interrotto strade.

Eventi di per sé molto rari, ma se la stessa zona viene colpita due volte dal medesimo evento calamitoso, il tutto assume di caratteri sconcertanti.

La meccanica è sempre la stessa: mattinata tranquilla con formazione di una vasta linea temporalesca lungo l’intera dorsale appenninica che muove gradualmente verso la Pedecollinare travolgendo tutto ciò che trova lungo il percorso a seconda della conformazione del territorio. Questa conformazione ha voluto che per ben due volte la zona di Ponte Secchia, Gavia e Debbia abbia ricevuto frontalmente un quantitativo di acque piovane che si stima attorno ai 70 mm con tanto di grandine di notevole dimensione.

Il nubifragio ha colpito una porzione di territorio “relativamente” pianeggiante (per essere il fianco di una collina), con campi coltivati che hanno fatto da gigantesco imbuto per le piogge. Questo imbuto ha concentrato gli accumuli in veri e propri torrenti improvvisati nel mezzo dei campi che sono convogliati verso valle. Il problema è sopraggiunto quando sul percorso di questi corsi d’acqua si sono venuti a trovare centri abitati e strade trafficate.

Si poteva fare qualcosa per impedire quanto accaduto?
A nostro modesto parere no. Il volume di acqua caduto, la conformazione geomorfologica del territorio e la peculiarità di quanto successo ci fanno esprimere questo giudizio. Dal cielo è caduta troppa acqua e i canali di scolo non potevano contenerla tutta. Dobbiamo arrenderci al fatto che non possiamo controllare la Natura in tutti i suoi aspetti. Alle volte questa si manifesta con una forza tale che non possiamo che rimanerne travolti.

Colpa dei cambiamenti climatici?
Ni … nel senso che non vogliamo abusare troppo di un termine alla moda solo per il fatto che fa clamore. I cambiamenti climatici ci sono e non potremo fermarli. Questo è indiscutibile, ma nubifragi e allagamenti accadono oggi come in passato. Tuttavia, il cambiamento climatico in atto farà sì che eventi del genere accadano più di frequente e con energia maggiore.

Sabato 03 giugno
Nel primo dopo pranzo una potente cella temporalesca è cresciuta alla convergenza delle valli di Secchia e Dolo. L’impatto è avvenuto frontalmente davanti al fianco de La Costa, sopra l’abitato di Ponte Secchia. In questa zona, ricca di campi coltivati e qualche bosco sui pendii più ripidi, si è riversata una notevole quantità di pioggia. Questa cadendo su un suolo saturo e relativamente pianeggiante è defluita a gran velocità verso valle in direzione Ponte Secchia. Lungo il percorso il canale è stato arricchito di acque reflue che giungevano da un nuovo reticolo idraulico “improvvisato” che ha fatto crescere il canale al punto di fargli raggiungere diversi metri di larghezza. La velocità dell’acqua ha fatto aumentare l’erosione e fatto sì che prendesse in carico grandi massi che si sono riversati sulla sottostante strada provinciale che da Ponte Secchia va in direzione Gatta. L’acqua, poi, è giunta in Secchia attraversando la rotonda per Cerredolo e allagando purtroppo alcune attività presenti lungo la strada.

 

 

 

 

Domenica 04 giugno
Le previsioni per la giornata non erano ottime, si era già pronti ad un evento simile a quanto visto il giorno precedente. I temporali hanno preso forma nel dopo pranzo con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia. Le nubi sono cresciute velocemente in verticalità ed hanno colpito prima il territorio tra Villa Minozzo e Toano con oltre 40 mm di pioggia. Successivamente la cella si è avvicinata a Ponte Secchia alimentandosi di altra energia in arrivo dalla valle del Dolo. Questo ha innescato altra velocità verso l’alto che ha portato alla formazione di chicchi di grandine di grandi dimensioni. La cella temporalesca, quindi, è risultata più grande del giorno precedente ed ha interessato una porzione del fianco della Collina maggiore. Il violento nubifragio che ne è scaturito ha riversato grandi quantitativi di pioggia anche nelle piccole valli a fianco e le acque reflue risultanti hanno portato allo sviluppo di rivoli d’acqua di notevole potenza tra le località di Debbia, Pino Basso, Gavia e nuovamente Ponte Secchia.
I detriti hanno invaso i cortili e le abitazioni di diversi residenti che hanno subito danni materiali ma fortunatamente non fisici.
I corsi d’acqua non hanno potuto gestire il volume di acqua arrivato in pochissimi minuti a valle. Sono state erose strade e portato allo scoperto tubazioni sotterranee che hanno reso necessario l’intervento dei tecnici.

Sono intervenute diverse squadre di Volontari della Protezione Civile attivati dal Coordinamento Provinciale di Reggio Emilia, Vigili del Fuoco, Polizia Locale e Carabinieri. I lavori di messa in sicurezza sono andati avanti fino a notte inoltrata quando sono stati posizionati gli ultimi sacchi di sabbia e le torri faro arrivate fino a Ponte Secchia da Gualtieri.

Frana di Cà Lita

Altro esempio di dissesto idrogeologico innescato dagli eventi iniziati già nel mese di maggio sono quelli che possiamo vedere nei pressi di Levizzano di Baiso. Qui dopo anni di relativa calma ha ripreso a correre la gigantesca frana di Cà Lita, una colata di argilla tra le più grandi d’Europa che si manifestò con gran violenza nel 2004.
Giorno e notte sono attivi gli scavatori per rimuovere l’argilla che scende velocemente da monte verso valle minacciando la sottostante strada SP846R delle Radici. Allo stesso tempo, però, minaccia alcune abitazioni e lo stesso fiume Secchia poco più avanti. Sul posto sono impiegati: 8 scavatori, 2 ruspe, 12 camion a quattro assi e 3 dumper. A inizio week-end si stimavano 50.000 metri cubi di argilla rimossa, ora il dato è sicuramente maggiore, poiché si procede a 12.000 metri cubi di materiale al giorno.

Le piogge appesantiscono il suolo e questo per forza di gravità scende a valle. Le previsioni meteo per i prossimi giorni vedono ancora molta pioggia per il nostro Appennino e ciò non gioca di certo a favore dei geologi e degli operai sul posto.

WWW.METEOREGGIO.IT
 Dott. Matteo Benevelli

Cambiamenti climatici: le gelate tardive

Cambiamenti climatici: le gelate tardive

Il fenomeno della “gelata tardiva” è da sempre fonte di grande preoccupazione per chi si occupa di agricoltura, questo perché il freddo intenso è capace di bruciare letteralmente le prime gemme delle piante in Primavera.

Oggi ne parleremo in merito ai cambiamenti climatici in atto che sebbene in tred di aumento di temperatura, non fanno scomparire il problema, ma al contrario rischiano di esacerbarlo.
In questa ottica, forse, sarebbe più corretto parlare di caldo precoce più che di gelate tardive. Questo perché sempre più spesso abbiamo inverni miti in cui e le piante hanno un periodo di quiescenza sempre più breve (botanicamente significa periodo di riposo per le piante). Ciò favorisce uno sviluppo precoce di gemme pronte a germogliare in periodi in cui dovrebbe fare ancora freddo, mentre assistiamo sempre più spesso ad ondate di calore anomalo che accelera il processo di risveglio delle Piante.

Capita, quindi, che queste gemme si facciano sorprendere da colpi di coda invernali che sono tipici delle stagioni di transizione come la Primavera. Aumentano pertanto le possibilità che le piante si facciano sorprendere da questi eventi del tutto normali tra Marzo e Maggio, con il forte rischio che possano andare perduti interi raccolti.

Molte rosacee da frutto hanno già conlcuso la loro fioritura a fine Marzo, ora è il momento delle Piante di Vite che sono una coltura importantissima per il nostro territorio. Interi vigneti di Lambrusco, Spergola e quant’altro sono duramente provati da mattinate come quella di mercoledì 5 aprile dove le temperature sono scese sotto i -2°C in Pianura.
Fortunatamente questa punta è stata toccata per poche ore, ma alle volte possono essere sufficienti per rovinare un raccolto o le piante più delicate.

Questo deve farci riflettere sul “sistema a Domino” che si nasconde dietro i cambiamenti climatici. Sul fatto che i risvolti che si nascondono dietro un fenomeno sono molteplici. Quando si parla di cambiamenti climatici, a minacciare le nostre colture, non è soltanto la siccità o il caldo, ma paradossalmente anche il freddo, il fatto che molti insetti nocivi non muiono durante l’inverno, malattie fungine (e non solo) che sono favorite nello sviluppo dal caldo, …. e tanto altro ancora … e tanto altro ancora che non è stato scoperto.

Il tempo di capire e agire è questo, più tempo passa più il quadro generale si complica.

Un 2022 caldissimo per il nostro Pianeta

Un 2022 caldissimo per il nostro Pianeta

Il bilancio del 2022 a livello globale è disastroso, così come disastrosi sono stati gli ultimi 8 anni che ci lasciamo alle spalle, i più caldi di sempre.
Il nostro territorio non è immune ai cambiamenti climatici su scala globale e quest’anno ce ne siamo resi conto fin da subito. Poca neve in Appennino, poca pioggia, un anticiclone africano dietro l’altro fino al giorno di San Silvestro. Un Po quasi in secca come non si vedeva da decine di anni e questo 2023 è partito sotto il peggiore dei segni.

Il nostro Crinale è quasi a secco di neve con scarse prospettive per la prima metà di gennaio. Arriverà un po’ di pioggia in suo aiuto, ma la neve sarà la grande latitante e solo in altissima quota potrebbe vedersi qualcosa dopo l’Epifania.

I gas serra climalteranti stanno diventando un problema sempre più concreto e sempre più sotto gli occhi di tutti. Questi inquinanti bloccano l’energia del Sole all’interno della nostra atmosfera che innesca eventi meteorologici sempre più violenti ed estremi con ripercussioni per tutti noi. Quest’anno in Italia sono morte 29 persone durante i 310 eventi estremi verificatisi, di cui 22 eventi in Emilia-Romagna.

Anno dopo anno emerge sempre più il fatto che l’Europa, ed il bacino Mediterraneo in primis,sia il primo continente a fare le spese dirette di questo cambiamento in atto. Il Mare Nostrum, infatti, è sempre più caldo ed innesca sempre più spesso eventi estremi per via del grande volume di vapore acqueo immesso nella Troposfera. La vicinanza, poi, del deserto del Sahara non fa che amplificare il calore a disposizione dell’ingombrante Anticiclone Africano che anno dopo anno è sempre più prepotente e smanioso di spingersi a nord. La “cella di Hadley”, una corrente che determina solitamente le alte pressioni attorno ai 30° di latitudine nei pressi del Mediterraneo è di anno in anno sempre più energica e tende a spalleggiare quella chiamata “cella di Ferrel” situata più o meno all’altezza del centro Europa.

Le ripercussioni di questo dilatamento verso nord della Cella di Hadley è ancora allo studio dei ricercatori, ma quello che sta accadendo sul nostro stivale è sotto l’occhio di tutti. Alte pressioni continue intervallate da brevi momenti di instabilità, che spesso sono accompagnati da eventi violenti a causa di un Mediterraneo sempre più caldo.

In questa grafica del NOAA americano vediamo la situazione sul nostro continente durante l’ultima settimana del 2022. L’anomalia termica sulla nostra Provincia è di 5°/6°C superiore alla media a causa dell’Alta Pressione Africana che condiziona anche i primi giorni del 2023.

In questa grafica ECMWF vediamo il primo giorno del 2023 che ha fatto registrare record su record negativi nel cuore dell’Europa.

In questa grafica del meteorologo inglese Scott Duncan vediamo i valori registrati a Bilbao (Spagna) e Varsavia (Polonia).

Come vedete vi abbiamo mostrato diverse grafiche proprio perché le immagini parlano più di 1000 parole. Ogni anno sentiamo la politica parlare delle questioni climatiche, ma ogni anno non viene fatto nulla di concreto per intervenire realmente sul problema. Quello che sta accadendo ormai lo possiamo vedere con i nostri occhi, siccità sempre più prolungate, cicli vitali degli insetti sempre più discontinui, eventi alluvionali sempre più ricorrenti, … per citare i primi problemi che ci vengono in mente.
L’agricoltura è la prima colpita da questo poiché gli insetti possono deteriorare i raccolti, i patogeni che normalmente morirebbero con il freddo possono proliferare ed evolvere, la scarsità di acqua indebolisce le colture e le carestie potrebbero essere sempre più d’attualità.

Ma la catena, purtroppo, è molto più ampia e le ripercussioni di ogni cambiamento innesca un domino di cui ancora troppo poco si conosce.

WWW.METEOREGGIO.IT
Dott. Matteo Benevelli