Successo per DART

Successo per DART

🚀 Missione DART 💥

Qualche giorno fa vi abbiamo riportato notizia della missione DART che ha colpito in pieno un piccolo asteroide con l’obiettivo di modificarne la traiettoria scontrandosi frontalmente con esso.

Lo scopo è quello di capire se sia possibile intervenire in tempo per modificare l’orbita di un eventuale oggetto in rotta di collisione con la nostra Terra.

Un oggetto come Dimorphos (l’asteroide colpito di “soli” 160 metri di diametro), sarebbe in grado di generare un cratere di circa 1,3 Km, ovvero, delle dimensioni dell’esagono di Reggio Emilia o gran parte della Città di Scandiano.

Ebbene è notizia di ieri che la missione ha avuto successo! Anzi, la missione è andata oltre le aspettative poiché l’asteroide ha subito un rallentamento della sua orbita di ben 32 minuti contro i 10 minuti attesi. L’intento era quello di colpire frontalmente l’oggetto per rallentarlo cineticamente e far sì che da questo rallentamento ne derivasse una riduzione del raggio di orbita attorno al suo compagno di viaggio Didymos (per chi non se lo ricorda Dimorphos orbita attorno ad un secondo asteroide più grande di nome Didymos formando un sistema “binario”).

Con le osservazioni da Terra e con il CubeSat LISA (di fabbircazione italiana), si è calcolato che ora l’orbita di Dimorphos attorno a Didymos è passata da 11h 55m a 11h 23 m.

Questo successo è molto importante poiché anche un piccolo cambiamento, se si propaga per un tempo sufficientemente lungo, può permettere di passare dallo scenario di impatto devastante con la Terra a quello di flyby (passaggio ravvicinato senza scontro).

Il primo passo verso un sistema di difesa terrestre dal possibile impatto con asteroidi è stato compiuto… ma ne dovremo fare molti altri per arrivare davvero ad un sistema tale.

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Dott. Matteo Benevelli

Il Grande Carro sulla Pianura

Il Grande Carro sulla Pianura

✨ Il Grande Carro 💫

L’inquinamento luminoso della Pianura Padana è sicuramente un’altra delle forme d’inquinamento che ci affliggono.
Nonostante questo le stelle più luminose del nostro cielo possiamo ancora vederle e le 7 stelle del Grande Carro sono tra queste.
Sono 7 stelle “circumpolari” che viste dalla nostra latitudine non tramontano mai poiché distano il giusto dalla Stella Polare che è il fulcro della nostra sfera celeste.
Questo ci permette di poterle vedere in qualunque momento dell’anno (ovviamente a patto che il cielo sia sereno… e buio! 🙂 ).

Secondo i Romani, infatti, queste 7 stelle erano viste come 7 buoi che aravano il cielo attorno alla Stella Polare per tutto l’anno. Sette Buoi in latino si traducono “Septem Triones” da cui deriva le ben più nota parola “Settentrione” che indica il Nord.

Guai a chiamare quelle 7 stelle “Orsa Maggiore”! Al massimo quelle sono le “chiappe” dell’Orsa Maggiore, la vera e propria costellazione è ben più grande ed estesa 😉
In questa immagine appena catturata dalla nostra Webcam posta sul Monte Evangelo possiamo vedere il Grande Carro nel suo punto più basso sull’orizzone perfettamente a Nord.
Infatti se uniamo le ultime due stelle del quadrilatero del Grande Carro e proseguiamo verso l’alto possiamo arrivare ad individuare la Stella Polare (circa 5 volte la distanza che separa le due stelle) che indica, appunto, il Nord.

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Dott. Matteo Benevelli

Meteorologia spaziale

Meteorologia spaziale

Questa mattina alle 09:05 sul nostro Sole è avvenuto un potente “brillamento” rivolto verso la Terra d’intensità M 1,6 .

Un brillamento altro non è che un’eruzione solare di materia che emette un vento solare che si propaga nello spazio. Le radiazioni emesse possono arrivare fino a noi ed avere effetti vari a seconda dell’intensità. Questo è ad esempio è il meccanismo alla base delle meravigliose Aurore che si manifestano ai Poli.

Un’eruzione M1,6 è un evento non particolarmente “raro”, i brillamenti solari di classe M sono ciò che vengono chiamati brillamenti solari medio-grandi (in ordine crescente di potenza abbiamo le classi A, B, C, M e X. Ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente).

Nulla di minaccioso, quindi, ma ne traiamo spunto per parlarvi di una nuova branca della Meteorologia che è la Meteorologia Spaziale.
Nella nostra era è sempre più importante sapere cosa succede nello spazio che ci circonda. Ogni anno che passa siamo sempre più dipendenti da nuove e formidabili tecnologie che entrano sempre più a far parte della nostra vita. Tecnologie che però possono essere molto vulnerabili e una delle insidie maggiori arriva dal nostro Sole.

Le radiazioni e le tempeste geomagnetiche che derivano dalla sua attività possono avere ripercussioni notevoli per la nostra vita e le nostre strumentazioni. La Terra è avvolta da un proprio campo magnetico che ci protegge dalla gran parte delle radiazioni in arrivo, ma quando si verificano eventi particolarmente intensi parte dell’energia ci raggiunge causando dei potenziali disagi.
I primi a rischiare sono i satelliti che orbitano attorno alla Terra che sono più esposti poiche man mano che ci allontaniamo dal nostro Pianeta diminuisce l’efficacia della schermatura del nostro campo magnetico e della nostra atmosfera. Le radiazioni possono interferire con i segnali di geolocalizzazione ed altre comunicazioni con la Terra come i segnali TV. Successivamente abbiamo gli astronauti delle Stazioni Spaziali che non sono protetti dalla nostra atmosfera e quindi sono più esposti di noi. In terzo luogo abbiamo gli equipaggi ed i passeggeri degli aerei. A livello del suolo sono numerosissime le tecnologie a rischio come le radiocomunicazioni, le linee elettriche, …

Tutto questo per dirvi che la dipendenza della nostra cività è fortemente legata alla tecnologia e basta veramente un piccolo capriccio da parte del nostro Sole per mettere tutto quanto a rischio. E’ necessario, quindi, sviluppare una rete di monitoraggio che ci permetta di sapere con sufficiente anticipo quando uno di questi venti potrebbe dirigersi verso la Terra.
Attualmente abbiamo diverse sonde che fungono da veri e propri osservatori solari che ci informano con una manciata di ore d’anticipo quando si verificano dei brillamenti pericolosi. Un lasso di tempo breve, ma sufficiente per poter mettere in sicurezza l’equipaggio delle Stazioni Spaziali e le tecnologie più delicate.
Nell’immagine qui sotto potete vedere il brillamento di questa mattina catturato dalla sonda SOHO (Solar and Heliospheric Observatory) dell’ESA e NASA.

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Dott. Matteo Benevelli
Una nuvola marziana

Una nuvola marziana

☀️🌪 Giornata Mondiale della Meteorologia ⛈☔️

 

Il 23 marzo è un giorno particolare per la Meteorologia, in quanto viene celebrata l’entrata in vigore della convenzione dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), che risale al 1950.

La OMM un’organizzazione intergovernativa che comprende 189 Stati membri e Territori, nata con lo scopo principale di promuovere lo scambio di informazioni in campo meteorologico, la standardizzazione delle rilevazioni e la cooperazione a reti unificate delle varie informazioni meteo climatiche provenienti da ogni parte del globo.

Ogni anno la Giornata mondiale della Meteorologia viene celebrata focalizzando l’attenzione su un tema specifico… oggi vi vogliamo parlare di nuvole primaverili, ma non di nuvole primaverili qualsiasi… di nuvole primaverili marziane!

Anche il pianeta Marte è dotato di una sua tenue atmosfera con conseguenti eventi meteorologici annessi.
Ogni anno marziano all’inizio della primavera e fino all’estate sulla sommità del vulcano (spento) Arsia Mons si forma una “nuvola orografica”.
Nella sua massima estensione, la nube misura circa 1800 km di lunghezza e 150 km di diametro. È la più grande nube orografica mai vista su Marte, che si genera quando una massa d’aria incontra una catena montuosa e viene forzata a risalirla. In questo caso, Arsia Mons perturba l’atmosfera marziana per innescare la formazione della nuvola; l’aria umida viene quindi spinta sui fianchi del vulcano in correnti ascensionali, condensandosi successivamente ad altitudini più elevate e molto più fresche.
E’ stata osservata per la prima volta nel 1976 e fotografata da ben 5 missioni, ma solo recentemente è stata studiata a fondo grazie alla missione europea Mars Express.
La nuvola inizia a crescere prima dell’alba sul versante occidentale di Arsia Mons prima di espandersi verso ovest per due ore e mezza, crescendo molto rapidamente (a oltre 600 chilometri orari) fino a un’altitudine di 45 chilometri. Quindi smette di espandersi, si sposta dalla sua posizione iniziale e viene spinta più a ovest dai venti di alta quota, prima di evaporare in tarda mattinata con l’aumento della temperatura dell’aria con il sorgere del Sole.
PS

Oggi è anche la giornata modiale delle Tartarughe… ma di questi antichi animali ne parleremo magari un’altra volta 🙂

Fonte: INAF

Congiunzione Marte Pleiadi

Congiunzione Marte Pleiadi

Questa sera entra nel vivo la congiunzione che vede protagonisti il pianeta rosso Marte e l’ammasso di stelle aperto Pleiadi.
Questa sera il cielo dovrebbe essere sufficientemente libero dalle nuvole da permetterci di godere di questo evento astronomico che si ripeterà anche nei prossimi giorni, ma via via aumenterà la distanza tra i due oggetti del cielo.
Su Marte niente da aggiungere, tutti lo conosciamo come e in questi ultimi anni è diventato un po’ il motore traninante dell’astronautica che lo ha messo nel mirino come potenziale pianeta colonizzabile per caratteristiche ambientali (inospitali, ma affrontabili con le nostre tecnologie).
Parliamo quindi delle Pleiadi.
Si tratta di un ammasso di stelle piuttosto giovane e ancora circondato da un alone di gas derivante dalla nebulosa che le ha generate. E’ un dei pochi oggetti del “deep-sky” che possiamo vedere ad occhio nudo. Appare come un “piccolo carretto” di Stelle molto vicine tra loro, in un cielo inquinato come quello della nostra Pianura se ne possono scorgere 4 o 5, ma se ci si sposta nelle campagne o in Appennino ne possiamo contare fino a 12 o oltre (se avete una buona vista).
Come possiamo trovarle in cielo?
Non è semplicissimo individuarle, ma esiste un trucchetto infallibile: cercate in cielo la costellazione di Orione, inconfondibile per la sua forma a clessidra e contraddistinta dalla sua “cintura” di 3 stelle di uguale luminosità e colore vicine tra loro.

Unite con una linea immaginaria le tre stelle della cintura e dirigetevi verso l’alto, proseguendo arriverete ad una stella arancione molto luminosa (Aldebaran), proseguite ancora di poco ed arriverete alle Pleiadi … e questa sera Marte.

Non confondiamo Aldebaran con Marte!

Entrambi gli oggetti hanno un bel colore rosso-arancione, ma la prima è una Stella e sarà più luminosa del secondo che invece è un Pianeta e sarà un poco più debole. La prima, poi, dovrebbe emettere una luce un po’ più tremolante, mentre il secondo rifletterà la luce (del Sole) un po’ più fissa.
A che ora potremo vedere questo spettacolo?
Appena farà buio, poiché l’evento sarà piuttosto alto in cielo e comodissimo da vedere e da far vedere o spiegare ad amici/figli/parenti (via telefono se non sono congiunti!)
Buona visione e cieli sereni!

Fotografia

Sebastian Voltmer Photography
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Dott. Matteo Benevelli