Pochi giorni fa vi abbiamo parlato dell’Uragano nato al largo di Capo Verde che ha messo nel mirino l’Europa.
In barba a tutte le previsioni è cresciuto drastiamente ed ha raggiunto la spaventosa categoria 5 nella giornata di domenica 29 settembre facendo sì che Lorenzo sia il primo Uragano di una potenza così alta ad essersi spinto così ad est.
I venti hanno superato per qualche ora i 250 Km/h, ma fortunatamente in una zona dell’Oceano Atlantico privo di isole.
Fortunatamente la sua forza è subito scesa fino all’attuale categoria 2 (venti compresi tra i 154 ed i 177 Km/h), ma vista la sua imprevedibilità non è da escludersi che possa crescere nuovamente d’intensità. Certo è che nel suo mirino sono ancora presenti le isole Azzorre, soprattutto le due isole esterne: Flores e Corvo. Il resto delle Isole, comunque, non se la passerà bene ugualmente per via delle alte onde che un Uragano può generare (si stima tra i 5/6 metri d’altezza) ed anche per le forti raffiche di vento che conseguiranno al passaggio di questo vortice. L’arrivo è previsto nel pomeriggio di martedì 01 ottobre.
Una volta attraversate le isole portoghesi, Lorenzo, proseguirà il suo viaggio verso le coste occidentali dell’Irlanda che verranno raggiunte tra mercoledì e giovedì prossimi. Su questo scenario ci riserviamo ancora un giorno o due per valutare i prossimi modelli previsionali.
Certo è che tale gigante creerà qualche scompenso meteorologico sullo scacchiere europeo, innescando fasi alternate di caldo-freddo-caldo-freddo che condizioneranno la prima parte del mese di Ottobre fino a quando la situazione non si appianerà con il passare dei giorni.
Questo evento rappresenta un “record” per gli annali meteorologici, prima di ieri mai un Uragano di categoria 5 si era spinto così vicino all’Europa e questo potrebbe essere un segnale chiaro e forte di una nuova problematica con la quale dovremmo fare i conti in futuro. Gli Uragani, pertanto, potrebbero diventare anche un problema europeo e non più una prerogativa delle coste orientali degli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano.
Un altro inaspettato regalo del riscaldamento globale.
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Dott. Matteo Benevelli