Qualche giorno fa vi abbiamo dato notizia del fatto che un grosso incendio era divampato nella zona di alienazione di Chernobyl, per l’esattezza presso la riserva naturale di Drevlianskyi, un’area protetta di 309 km2. Per quel focolaio è stato fermato un 27enne che avrebbe dato fuoco ad alcune sterpaglie dalla quale è nato il rogo. La zona in questione, seppur lontana svariate decine di chilometri dalla Centrale Nucleare di Chernobyl è stata pesantemente irradiata durante l’incidente del 1986 e risulta essere un braccio della famigerata “Foresta Rossa”, ovvero, una foresta di conifere e betulle che subito dopo l’incidente di Chernobyl virò di colore verso il rosso per poi seccarsi successivamente.
L’incendio in questione è quasi risolto, ma un secondo focolaio ben più corposo è scoppiato a pochissimi chilometri dalle Città fantasma di Prypiat e Chernobyl, fiamme che interessano il cuore della Foresta Rossa e che minacciano la Centrale Nucleare teatro del disastro nucleare del 26 aprile 1986.
Il 90% delle radiazioni è imprigionato nel suolo, ma va da sè che un incendio è in grado di disperdere notevoli quantità di radiazioni con le sue ceneri e polveri generate dalle fiamme e dalle correnti ascensionali del gran calore prodotto.
Per estinguere questo focolaio è attivo sul territorio un totale di 124 vigili del fuoco, 2 aerei An-32P e 1 elicottero Mi-8 che hanno effettuato 42 lanci di acqua e schiumogeni per estinguere le fiamme.
“Ci sono cattive notizie, le radiazioni sono al di sopra della norma”, ha riconosciuto Yegor Firsov, capo del servizio di ispezione ecologica ucraino, fornendo come prova un filmato del contatore Geiger che in quella zona dovrebbe segnare valori di 0,14 μSv/h (microsievert) e poi 2,3 μSv/h, quindi 16 volte superiori!
Com’è potuto accadere?
Sicuramente la matrice dell’incendio è dolosa e piante come conifere, pioppi e betulle non possono che ardere più velocemente rispetto ad altre essenze arboree. A questo va sommato il fatto che quella zona a cavallo tra Ucraina e Bielorussia risente di un inverno estremamente secco ed arido. Al suolo non è presente la neve ed il vento forte che ha interessato ed interessa tutt’ora la zona aiuta la dispersione di tizzoni ardenti e dei fumi radioattivi.
Purtroppo nella zona non è la prima volta che si verificano eventi del genere, un altro vasto incendio interessò la “Foresta Rossa” nel 2018, ma pare che i disagi radioattivi siano stati piuttosto contenuti. La zona di alienazione (disabitata) copre un raggio di 30 Km dalla Centrale Nucleare, pertanto non ci sono grandi rischi dovuti alle fiamme per chi abita in zona, ma sicuramente il riscoperto turismo della zona per un periodo non potrà sfruttare il triste evento del 1986. Solo nel 2019 più di 100.000 turisti si sono recati a visitare la Centrale, frutto di una riscoperta di quanto accaduto figlia della serie TV Chernobyl prodotta da Sky e HBO.
La centrale nucleare a fissione Vladimir Il’ič Lenin di Černobyl’ non è più in produzione dallo spegnimento del reattore 3, avvenuto il 15 dicembre del 2000.
Continueremo a darvi notizie in merito.
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Dott. Matteo Benevelli