da Matteo Benevelli | Giu 5, 2023 | Ambiente, Geologia, Meteorologia
Non c’è pace per il piccolo Comune di Collina che da giorni è alle prese con un dissesto idrogeologico di grandissime proporzioni.
Ultimo in ordine di tempo è stato il terribile fine settimana del 03 e 04 giugno che ha visto in sole 24 ore scatenarsi un doppio nubifragio con colate di fango che hanno invaso abitazioni e interrotto strade.
Eventi di per sé molto rari, ma se la stessa zona viene colpita due volte dal medesimo evento calamitoso, il tutto assume di caratteri sconcertanti.
La meccanica è sempre la stessa: mattinata tranquilla con formazione di una vasta linea temporalesca lungo l’intera dorsale appenninica che muove gradualmente verso la Pedecollinare travolgendo tutto ciò che trova lungo il percorso a seconda della conformazione del territorio. Questa conformazione ha voluto che per ben due volte la zona di Ponte Secchia, Gavia e Debbia abbia ricevuto frontalmente un quantitativo di acque piovane che si stima attorno ai 70 mm con tanto di grandine di notevole dimensione.
Il nubifragio ha colpito una porzione di territorio “relativamente” pianeggiante (per essere il fianco di una collina), con campi coltivati che hanno fatto da gigantesco imbuto per le piogge. Questo imbuto ha concentrato gli accumuli in veri e propri torrenti improvvisati nel mezzo dei campi che sono convogliati verso valle. Il problema è sopraggiunto quando sul percorso di questi corsi d’acqua si sono venuti a trovare centri abitati e strade trafficate.
Si poteva fare qualcosa per impedire quanto accaduto?
A nostro modesto parere no. Il volume di acqua caduto, la conformazione geomorfologica del territorio e la peculiarità di quanto successo ci fanno esprimere questo giudizio. Dal cielo è caduta troppa acqua e i canali di scolo non potevano contenerla tutta. Dobbiamo arrenderci al fatto che non possiamo controllare la Natura in tutti i suoi aspetti. Alle volte questa si manifesta con una forza tale che non possiamo che rimanerne travolti.
Colpa dei cambiamenti climatici?
Ni … nel senso che non vogliamo abusare troppo di un termine alla moda solo per il fatto che fa clamore. I cambiamenti climatici ci sono e non potremo fermarli. Questo è indiscutibile, ma nubifragi e allagamenti accadono oggi come in passato. Tuttavia, il cambiamento climatico in atto farà sì che eventi del genere accadano più di frequente e con energia maggiore.
Sabato 03 giugno
Nel primo dopo pranzo una potente cella temporalesca è cresciuta alla convergenza delle valli di Secchia e Dolo. L’impatto è avvenuto frontalmente davanti al fianco de La Costa, sopra l’abitato di Ponte Secchia. In questa zona, ricca di campi coltivati e qualche bosco sui pendii più ripidi, si è riversata una notevole quantità di pioggia. Questa cadendo su un suolo saturo e relativamente pianeggiante è defluita a gran velocità verso valle in direzione Ponte Secchia. Lungo il percorso il canale è stato arricchito di acque reflue che giungevano da un nuovo reticolo idraulico “improvvisato” che ha fatto crescere il canale al punto di fargli raggiungere diversi metri di larghezza. La velocità dell’acqua ha fatto aumentare l’erosione e fatto sì che prendesse in carico grandi massi che si sono riversati sulla sottostante strada provinciale che da Ponte Secchia va in direzione Gatta. L’acqua, poi, è giunta in Secchia attraversando la rotonda per Cerredolo e allagando purtroppo alcune attività presenti lungo la strada.



Domenica 04 giugno
Le previsioni per la giornata non erano ottime, si era già pronti ad un evento simile a quanto visto il giorno precedente. I temporali hanno preso forma nel dopo pranzo con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia. Le nubi sono cresciute velocemente in verticalità ed hanno colpito prima il territorio tra Villa Minozzo e Toano con oltre 40 mm di pioggia. Successivamente la cella si è avvicinata a Ponte Secchia alimentandosi di altra energia in arrivo dalla valle del Dolo. Questo ha innescato altra velocità verso l’alto che ha portato alla formazione di chicchi di grandine di grandi dimensioni. La cella temporalesca, quindi, è risultata più grande del giorno precedente ed ha interessato una porzione del fianco della Collina maggiore. Il violento nubifragio che ne è scaturito ha riversato grandi quantitativi di pioggia anche nelle piccole valli a fianco e le acque reflue risultanti hanno portato allo sviluppo di rivoli d’acqua di notevole potenza tra le località di Debbia, Pino Basso, Gavia e nuovamente Ponte Secchia.
I detriti hanno invaso i cortili e le abitazioni di diversi residenti che hanno subito danni materiali ma fortunatamente non fisici.
I corsi d’acqua non hanno potuto gestire il volume di acqua arrivato in pochissimi minuti a valle. Sono state erose strade e portato allo scoperto tubazioni sotterranee che hanno reso necessario l’intervento dei tecnici.

Sono intervenute diverse squadre di Volontari della Protezione Civile attivati dal Coordinamento Provinciale di Reggio Emilia, Vigili del Fuoco, Polizia Locale e Carabinieri. I lavori di messa in sicurezza sono andati avanti fino a notte inoltrata quando sono stati posizionati gli ultimi sacchi di sabbia e le torri faro arrivate fino a Ponte Secchia da Gualtieri.


Frana di Cà Lita
Altro esempio di dissesto idrogeologico innescato dagli eventi iniziati già nel mese di maggio sono quelli che possiamo vedere nei pressi di Levizzano di Baiso. Qui dopo anni di relativa calma ha ripreso a correre la gigantesca frana di Cà Lita, una colata di argilla tra le più grandi d’Europa che si manifestò con gran violenza nel 2004.
Giorno e notte sono attivi gli scavatori per rimuovere l’argilla che scende velocemente da monte verso valle minacciando la sottostante strada SP846R delle Radici. Allo stesso tempo, però, minaccia alcune abitazioni e lo stesso fiume Secchia poco più avanti. Sul posto sono impiegati: 8 scavatori, 2 ruspe, 12 camion a quattro assi e 3 dumper. A inizio week-end si stimavano 50.000 metri cubi di argilla rimossa, ora il dato è sicuramente maggiore, poiché si procede a 12.000 metri cubi di materiale al giorno.

Le piogge appesantiscono il suolo e questo per forza di gravità scende a valle. Le previsioni meteo per i prossimi giorni vedono ancora molta pioggia per il nostro Appennino e ciò non gioca di certo a favore dei geologi e degli operai sul posto.
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Mag 27, 2023 | Ambiente
🌊 La Romagna dallo Spazio 🛰
Sfruttiamo ancora una volta lo strumento Sentinel-2 per osservare dall’alto quello che sta accadendo sulla nostra Regione e nello specifico in Romagna.

Da questa immagine relativa alla giornata del 23 maggio, si notano delle importanti chiazze di colore scuro. Quelle sono le aree ancora allagate della Romagna, in cui ristagna l’acqua che assume un colore inequivocabilmente malsano.
Quando ci sono degli eventi di alluvione, infatti, le prime cose a venire a galla sono le acque di fogna che inevitabilmente si sollevano ed emergono in strada. Queste si uniscono e si mescolano al fango trasportato dai fiumi celando la loro presenza.
Non solo, l’acqua torbida cela anche i tombini e i pozzetti scoperchiati dalla pressione dell’acqua in risalita rendendo pericoloso il muoversi nelle strade allagate. Motivo per cui vedete immagini di canotti che si muovono in pochi centimetri di acqua.
Purtroppo il caldo e il ristagno dell’acqua favoriscono la già velocissima proliferazione di batteri e microorganismi che rendono molto pericolose queste acque per chi ci abita e per chi deve intervenire in soccorso degli abitanti.
Sempre da queste immagini vediamo dietro queste scie scure delle scie più chiare, che rappresentano le zone liberate dalle acque e sulle quali si è già seccato il fango. Si riesce, quindi, a ripercorrere a ritroso il percorso di questa onda (vedi alla destra di Bagnacavallo).
Per quale motivo ci vuole così tanto tempo per far defluire l’acqua?
Queste zone sono una Pianura alluvionale, pianeggiante e tenuta asciutta dalla presenza di canali di bonifica che hanno liberato la terra dalle paludi grazie al loro drenaggio.
Ora questi canali sono quasi saturi e non possono ricevere più acqua di quella che già stanno gestendo e ciò rallenta il deflusso.
E’ una zona senza pendenze, depressa e ricca di ostacoli, argini e fossi che non aiutano i tecnici al lavoro.
In questa seconda immagine vediamo in “falsi colori” le aree allagate ad inizio emergenza.

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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Apr 5, 2023 | Ambiente
Il fenomeno della “gelata tardiva” è da sempre fonte di grande preoccupazione per chi si occupa di agricoltura, questo perché il freddo intenso è capace di bruciare letteralmente le prime gemme delle piante in Primavera.
Oggi ne parleremo in merito ai cambiamenti climatici in atto che sebbene in tred di aumento di temperatura, non fanno scomparire il problema, ma al contrario rischiano di esacerbarlo.
In questa ottica, forse, sarebbe più corretto parlare di caldo precoce più che di gelate tardive. Questo perché sempre più spesso abbiamo inverni miti in cui e le piante hanno un periodo di quiescenza sempre più breve (botanicamente significa periodo di riposo per le piante). Ciò favorisce uno sviluppo precoce di gemme pronte a germogliare in periodi in cui dovrebbe fare ancora freddo, mentre assistiamo sempre più spesso ad ondate di calore anomalo che accelera il processo di risveglio delle Piante.
Capita, quindi, che queste gemme si facciano sorprendere da colpi di coda invernali che sono tipici delle stagioni di transizione come la Primavera. Aumentano pertanto le possibilità che le piante si facciano sorprendere da questi eventi del tutto normali tra Marzo e Maggio, con il forte rischio che possano andare perduti interi raccolti.

Molte rosacee da frutto hanno già conlcuso la loro fioritura a fine Marzo, ora è il momento delle Piante di Vite che sono una coltura importantissima per il nostro territorio. Interi vigneti di Lambrusco, Spergola e quant’altro sono duramente provati da mattinate come quella di mercoledì 5 aprile dove le temperature sono scese sotto i -2°C in Pianura.
Fortunatamente questa punta è stata toccata per poche ore, ma alle volte possono essere sufficienti per rovinare un raccolto o le piante più delicate.
Questo deve farci riflettere sul “sistema a Domino” che si nasconde dietro i cambiamenti climatici. Sul fatto che i risvolti che si nascondono dietro un fenomeno sono molteplici. Quando si parla di cambiamenti climatici, a minacciare le nostre colture, non è soltanto la siccità o il caldo, ma paradossalmente anche il freddo, il fatto che molti insetti nocivi non muiono durante l’inverno, malattie fungine (e non solo) che sono favorite nello sviluppo dal caldo, …. e tanto altro ancora … e tanto altro ancora che non è stato scoperto.
Il tempo di capire e agire è questo, più tempo passa più il quadro generale si complica.
da Matteo Benevelli | Mar 28, 2023 | Ambiente
Scorrere scorre … ma siamo nell’ordine della peggior portata del fiume Po dopo quella dell’anno scorso.
Per il secondo anno consecutivo il Grande fiume scende sotto la sua portata minima storica, fissata a 453 metri cubi al secondo, facendo registrare solamente 426 metri cubi contro i tristissimi 374 metri cubi dell’anno scorso.

Una serie desolante che ci racconta di un inverno avaro ne nevicate sulle Alpi, così come sul nostro Appennino e avaro di piogge sebbene sia comunemente riconosciuta come una stagione siccitosa.
Non ci resta che sperare nell’aiuto delle piogge primaverili, ma ricordiamoci che le piogge scivolano verso il mare in poco tempo dalla loro caduta, mentre una lenta e graduale fusione della neve avrebbe rappresentato un approvvigionamento d’acqua più dilazionato nel tempo.
Insomma… gli scenari idrici di quest’estate non sembrano per niente buoni se qualcosa non dovesse cambiare.
Vedremo le correnti d’aria a livello globale cosa ci porteranno, lanciarsi in previsioni ora è inutile e troppo fantasioso.
Per il momento rigraziamo Tommaso Montorsi per questa fotografia che ci è servita da spunto per questa riflessione.
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Mar 22, 2023 | Ambiente
🌊 Giornata Mondiale dell’Acqua 💧
Risorsa sempre più preziosa del nostro territorio, ma anche risorsa sempre più scarsa.
Il clima sta cambiando a vista d’occhio e in questi ultimi anni stiamo assistendo a chiari segnali che tutto non è più come prima.
Le piogge sono sempre più scarse e anche gli eventi violenti che una volta recuperavano il gap negativo non riescono a compensare questi lunghi vuoti.
Il limite delle nevi sulle Alpi si sposta sempre più in alto riducendo la superficie in chilometri quadri che potrebbe gradualmente rilasciare acqua di fusione. Vaste zone delle Alpi sono in ombra pluviometrica e il nord-ovest è alle prese con una feroce siccità già nel mese di Marzo.
Nel reggiano va leggermente meglio, ma tra non molti giorni rimarremo senza la scarsa neve caduta in inverno e i nostri corsi d’acqua che già sono in sofferenza rischiano di andare in magra molto prima del previsto (o almeno dei periodi medi degli anni passati).

Le cause di tutto questo sono come sempre molteplici e molte ancora in fase di studio. Certo è che in questi anni assitiamo ad un maggior quantitativo di energia potenziale nell’aria, di calore nelle acque dei mari che ci circondano che innescano violenti eventi temporaleschi nel centro-sud dello stivale lasciando ai margini il nostro territorio ed il nord-Italia in generale.
Altro colpevole è da ricercare nella crescente forza della cella di Hadley (corrente d’aria che solitamente interessa la zona tra Equatore e Tropico), che si sta spostando sempre più verso nord portando a lunghi periodi di alta pressione che tengono a debita distanza le piogge atlantiche. Il tutto a discapito del mite Anticiclone delle Azzorre (quasi scomparso dai radar), per un più prepotente e feroce Anticiclone Africano.
L’inverno è un periodo notoriamente avaro di precipitazioni, è da adesso che inizia il momento migliore per la pioggia… tutto si può ancora recuperare, ma di certo dovremo fare i conti con la scarsa neve caduta durante l’inverno che sarà da tenere in considerazione e che sicuramente pagheremo cara nel cuore dell’Estate.
La giornata di oggi vuole puntare l’attenzione su una risorsa che diamo per scontata, ma che potrebbe diventarlo sempre meno nel futuro prossimo.
da Matteo Benevelli | Feb 15, 2023 | Ambiente
🌬💨 Qualità dell’aria 🌬💨
Anticiclone va spesso di pari passo con “inquinamento”. Purtroppo sono le condizioni favorevoli all’accumulo di polveri sottili nei bassi strati della nostra atmosfera.
Abitare in una valle chiusa su 3 lati limita la circolazione dell’aria e l’inverno (sebbene clemente), ci costringe ad utilizzare gli impianti di riscaldamento e (per chi lo ha) ad accendere il camino.
Insomma, per farla breve, le nostre attività immettono nell’aria che poi respiriamo molto particolato che inevitabilmente degrada la qualità dell’aria in tutto il bacino padano.
Anche le concentrazioni di Ozono iniziano a prendere quota dopo il fisiologico calo invernale. Le giornate si allungano, la radiazione solare aumenta e questo gas inizia ad accumularsi negli strati un po’ più alti del nostro territorio.
Pm10
Dal 10 di Febbraio in centro a Reggio Emilia siamo costantemente sopra la soglia di legge delle 50 ppm con due picchi importanti il 13 e 14 febbraio di 82 e 80 ppm e probabilmente anche oggi i valori si aggireranno su questa quota.
Va leggermente meglio in periferia e in campagna, ma la situazione non è rosea nemmeno in quelle zone.
Per scendere sotto i valori di legge (ma non di molto) ci dobbiamo spostare sulla Pedecollinare e la Collina. Meglio ancora se ci troviamo in Montagna dove l’aria presenta poco particolato sottile.

Ozono
Questo gas secondario (non per importanza, ma per formazione) tende ad accumularsi negli strati un po’ più alti della colonna d’aria che si trova sulle nostre teste. E’ leggero e si genera come conseguenza degli inquinanti presenti al suolo (smog) che vengono trasformati fotochimicamente dalla luce solare.
Irrita gli occhi e vie aeree.
Attualmente le concentrazioni sono abbastanza altine in Montagna, ma non da costituire una minaccia.

Insomma, la qualità dell’aria in questo periodo di alta pressione non è per niente buono per chi vive in Città e nella Pianura. All’orizzonte non si vedono miglioramenti poiché l’anticiclone dominerà ancora per diversi giorni. La pioggia latita (in inverno è abbastanza normale), ma qualche nuvola in più nei prossimi giorni dovremmo vederla in cielo.
Questo può venirci in aiuto sotto l’aspetto delle concentrazioni di Ozono, mentre le polveri sottili necessitano di pioggia o vento, due condizioni che per il momento non dovrebbero presentarsi nel breve.
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Dott. Matteo Benevelli