Il fumo degli incendi in Canada raggiunge l’Italia

Il fumo degli incendi in Canada raggiunge l’Italia

Il viaggio di questa nuvola è iniziato il 22 agosto e agganciandosi alle correnti dominanti del nostro emisfero ha fatto il suo arrivo fin qui in Italia a più di 8.000 Km di distranza.

Si tratta di una nuvola di fumo piuttosto densa che arrivata nel cuore dell’Europa è ora richiamata dal ciclone “Rea” che ruota in senso antiorario nell’Adriatico settentrionale. Il richiamo d’aria ha fatto sì che ora la nube sia entrata nel Mediterraneo e probabilmente colorerà di tinte calde il tramonto di questa sera.

Il Canada sta vivendo il peggior anno della storia sotto l’aspetto degli incendi boschivi. Ininterrottamente sta lottando contro i roghi dal mese di Aprile ad oggi. L’aria in quelle zone è ormai irrespirabile da tempo e tantissimi focolai sono fuori controllo.

Eventi di questo genere hanno un impatto devastante a livello “globale” sia nel breve che nel lungo termine. Questi effetti possono variare in base all’entità degli incendi, alle dimensioni delle aree coinvolte e alla quantità di fumo rilasciata nell’atmosfera. Alcuni dei principali effetti includono:

A breve termine:
– Impatto sulla Qualità dell’Aria: Il fumo degli incendi rilascia particelle sottili, ossidi di azoto e altre sostanze nocive nell’aria. Ciò può causare gravi problemi di salute nelle persone, come problemi respiratori e irritazioni agli occhi.
– Effetto Serra: Il fumo contiene gas serra come il biossido di carbonio (CO2) e il monossido di carbonio (CO). Anche se il loro impatto immediato può essere limitato, contribuiscono all’effetto serra e al riscaldamento globale.
– Riflessione della Luce Solare: Le particelle di fumo nell’atmosfera possono riflettere parte della luce solare, causando un effetto di raffreddamento temporaneo sulla superficie terrestre. Questo può portare a una riduzione delle temperature locali durante l’evento dell’incendio.
– Variazioni Locali delle Condizioni Meteo: Il calore e il fumo generati dagli incendi possono influenzare le condizioni meteorologiche locali, portando a cambiamenti nel flusso dell’aria e alla formazione di nuvole di fumo.

A lungo termine:
– Emissioni di CO2: Gli incendi rilasciano grandi quantità di biossido di carbonio nell’atmosfera, poiché il carbonio precedentemente sequestrato nelle piante viene rilasciato quando bruciano. Questo contribuisce all’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera e all’effetto serra.
– Modifiche all’Albedo: La distruzione delle foreste e l’abbattimento degli alberi possono influenzare la riflessione della luce solare sulla superficie terrestre. Questo può portare a cambiamenti nell’albedo (riflettanza) della terra, influenzando il bilancio energetico della Terra.
– Cambiamenti nell’Idrologia: La perdita di copertura vegetale e la distruzione delle radici possono influenzare il ciclo dell’acqua, portando a cambiamenti nei flussi dei fiumi e nei modelli di precipitazione locali.
– Feedback Positivi: Gli incendi possono creare un ciclo di feedback positivo, in cui la distruzione delle foreste e delle piante aumenta la suscettibilità agli incendi futuri, poiché le aree incenerite sono meno in grado di trattenere l’umidità e diventano più secche.

In generale, gli incendi forestali possono avere impatti significativi sia a breve che a lungo termine sul clima e sull’ambiente. Il rilascio di gas serra, la perdita di copertura vegetale e altri effetti possono contribuire alle sfide del cambiamento climatico e influenzare gli ecosistemi terrestri e marini in tutto il mondo.

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Dott. Matteo Benevelli

Quando il Favonio si mette di mezzo

Quando il Favonio si mette di mezzo

Una insolita “ritornante da est” ha fatto il suo arrivo sulla nostra Provincia.
Con eventi del genere ci si aspetterebbe delle precipitazioni continue ed estremamente abbondanti sul nostro Appennino, dove inevitabilmente si accumulano nubi su nubi con forti piogge.

E invece il nostro Appennino ha visto precipitazioni scarse e molto al di sotto delle aspettative.
Al contrario, in Pianura, abbiamo avuto delle piogge molto copiose con acquazzoni vivaci e vento che soffiava da occidente anziché da nord-est.

Ma cos’è successo?

Il ciclone Rea ha preso posizione vicino al delta del Po come da programma. Nella notte e primissime ore dell’alba il vortice girava giusto sulla nostra testa. Ma qualcosa stava avvenendo oltre le Alpi. Una forte corrente di aria fredda si scontrava frontalmente con il muro alpino ed ha trovato il modo di attraversarlo per mezzo delle valli svizzere del Canton Ticino.

Un vento di caduta, quindi, un vento di Favonio (o Fohn che dir si voglia) che si è lanciato in una Pianura Padana fredda e umida. Questo slancio è stato senza ombra di dubbio favorito dal ciclone Rea che ruotava velocemente su se stesso in verso antiorario.

Uno scontro in piena regola. Una parte del vento di Favonio ha preso la via Emilia, mentre l’altra parte ha preferito la strada lunga che lo porterà nel Golfo di Liguria.
La corrente che è scesa lungo la via Emilia e la Pedecollinare è andata ad interferire con la ritornante da est del ciclone Rea arrestandone la corsa.

Per tale ragione le piogge si sono accumulate a nord della via Emilia, mentre il nostro Appennino è rimasto all’asciutto.

Proprio ieri vi avevamo descritto al normale dinamica di un Ciclone atlantico che si forma al largo della Liguria e si sposta verso l’alto Adriatico.
E oggi vi raccontiamo di una delle tante “variabili” che possono rimescolare le carte in tavola. Un capriccio meteorologico che rende ancora più imprevedibile il prevedibile.

L’allerta meteo in vigore oggi, con il senno di poi, può sembrare eccessiva, ma se il vento di Favonio non si fosse messo di mezzo, vi racconteremmo tutt’altra storia.

Insomma: la nostra Provincia si riconferma una volta di più una “palestra meteorologica”.

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Dott. Matteo Benevelli

Come si comporta un Ciclone al largo della Liguria

Come si comporta un Ciclone al largo della Liguria

Approfittiamo di ciò che sta accadendo per fare un breve ripasso sul cosa significhi avere a che fare con un ciclone di origine atlantica che si forma davanti alle coste della Liguria.

E’ una meccanica con cui abbiamo a che fare abbastanza spesso e che è governato da poche regole base che si ripetono nel tempo. Per tale ragione cerchiamo di capirne i segreti per meglio conoscere questo fenomeno che spesso e volentieri viene “gonfiato” al limite del terrore dai soliti media in cerca di contatti (capiamoci… eventi del genere possono realmente causare disastri o vittime, ma meno di frequente rispetto alla loro formazione).
1° Step
Quando dall’Atlantico entra un flusso veloce di aria fredda (e i flussi di aria fredda sono molto più veloci di quelli caldi), si genera un vuoto (come ci insegnava il reggianissimo Giovanni Battista Venturi da Bibbiano tra la fine del ‘700 e primi dell’800). Questa bassa pressione nell’emisfero nord del nostro Pianeta ruota in senso antiorario e genera un vero e proprio vortice.
L’acqua del mare calda e ricca di vapore acqueo dovuta all’evaporazione, arricchisce di energia e umidità questo vortice. In questa fase si formano i temuti temporali che dal mare si spingono verso la costa.
Sulla costa si formano mareggiate importanti a causa del vento al suolo mentre nell’aria crescono i Cumulonembi.
I temporali si sfogano sulle pendici dell’Appennino e i corsi d’acqua inevitabilmente si ingrossano con un aumento dell’erosione che causa dissesto idrogeologico. Al suolo il vento può far cadere alberi, causare trombe d’aria marine ed erosione della costa con le onde del mare ingrossato.
(Posizione B1 della Bassa pressione nella nostra grafica)

In Emilia-Romagna vediamo fulminazioni importanti dietro il Crinale. Se le correnti d’aria dal versante ligure-toscano sono sufficientemente forti, i temporali varcano le Montagne dove queste sono più basse. Nel reggiano abbiamo un “doppio crinale” diviso dalla valle dell’Ozola che per forma e altezza rappresenta un muro più efficace del resto dell’Appennino emiliano. Per tale ragione i temporali preferiscono passare dal piacentino/parmense o dal modenese.
Quando queste correnti raggiungono le valli o la Pianura possono generare temporali molto intensi con celle grandinigene, specie se le temperature oltre il Crinale sono molto alte.

I cicloni, però, non restano mai fermi. Gradualmente e lentamente scivolano verso est spinti dalle correnti dominanti che nel nostro emisfero e alla nostra latitudine spingono questi giganti.

Quando si trovano ad attraversare la terra ferma perdono la loro fonte d’alimentazione principale (il mare caldo con la sua evaporazione). Ma il mare Adriatico è poco distante e, quando lo raggiunge, il Ciclone si ripresenta con nuove energie.

2° Step
A questo punto la rotazione in senso antiorario riprende davanti alle coste della Romagna e delle Marche. Nuove correnti ruotando attorno al perno del Ciclone scagliano umidità dentro la Pianura Padana da nord-est (in gergo viene chiamata “ritornante da est“). Ancora una volta un ruolo cruciale lo gioca l’Appennino a ruoli invertiti. Se nel primo step ci riparava, nel secondo step ferma le correnti d’aria e favorisce un accumulo di nubi a sud della via Emilia. L’aria salendo di quota diventa meno densa e permette al vapore di condensare in nuvole causando forti piogge.
In questo caso piogge molto più continue e costanti rispetto al primo step, che possono ingrossare i corsi d’acqua, causare forte erosione e dissesto idrogeologico. I temporali sono meno frequenti, in questa fase, ma in piena estate possono portare anche qualche evento grandinigeno all’arrivo del primo fronte.

Solo quando il Ciclone uscirà dall’Adriatico avremo un ritorno del sereno con uno spostamento delle nuvole verso sud-est.

In Romagna, quest’anno, è successo che questo 2° Step sia durato ben più del previsto e che si sia formato un po’ più a sud. Il ristagno del Ciclone ha provocato piogge abbondanti per molte ore, il vento sulle coste rallentava il deflusso delle acque ed il terreno di partenza si presentava già saturo d’acqua per le piogge cadute abbondanti a inizio mese. A quel punto il disastro è stato inevitabile.

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 Dott. Matteo Benevelli

Nell’occhio del Ciclone

Nell’occhio del Ciclone

Mattinata serena e “quasi” libera da nuvole dopo una nottata di temporali.

Questo fa presumere che tutto sia passato come se niente fosse, che tanto chiasso fosse stato fatto per nulla … ma potremmo dire che in questa fase siamo all’interno dell’occhio del ciclone.

Ciclone di nome “Rea” (quindi nessun nome altisonante che viaggia tra i media da diversi giorni), già, perché il nome dei cicloni viene deciso con dei criteri seri e lo si assegna solo quando una bassa pressione raggiunge certi livelli.

Polemiche a parte, lo scatto satellitare di queste ore è decisamente pittoresco e affascinante. Ma al tempo stesso non lascia adito a dubbi, la pioggia tornerà e sarà abbondante. La spirale di nuvole che si sta formando poco oltre il nostro Crinale ha una forma tentacolare e tra un braccio e l’altro abbiamo un vuoto che lascia spazio ad un bel Sole che finalmente splende senza cuocere.

Dire che siamo nell’occhio del Ciclone è un po’ una forzatura, dal momento che questo si trova nel golfo di Liguria, ma lascia ben intendere che il miglioramento è effimero.
Godiamoci queste tregue, perché rientrano nel normale svolgersi di una perturbazione atlantica. Il ciclone inevitabilmente si sposterà dalla sua posizione attuale e in quel momento il Gigante potrà fornirci poca assistenza.

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 Dott. Matteo Benevelli

Dal caldo torrido al caldo afoso.

Dal caldo torrido al caldo afoso.

In poche decine di minuti, questa mattina, chi abita in Pianura, ha visto letteralmente “cambiare l’atmosfera”.
Si è passati da un caldo torrido ad un caldo afoso in un battere di ciglia.

Questo perché nei pressi del Delta del Po si è formato un piccolo vortice di bassa pressione che ha richiamato aria umida dall’Adriatico e l’ha scagliata verso il Po e la via Emilia.

Un flusso umido che ha incontrato dell’aria fresca a livello del suolo (fresca se paragonata al resto della Provincia), già, perché mentre in Pianura i termometri sono scesi fino a 17°C, in Collina non si è andati sotto i 24°/25°C.
Questo per via di un vento di Garbino che soffiava caldo e secco.

L’umidità ha dato quell’iniezione in più all’aria fresca per creare un cuscinetto freddo e umido tipico dell’inversione termica invernale. Ciò ha portato a qualche ora di foschia densa e qualche nuvoletta di nebbia a qualche metro di altezza in alcune zone orientali.

Aria fresca, umida e densa sul fondo… Aria calda, secca e leggera in quota. Nel mezzo: la condensa.

Il salire alto del Sole ha provato a ristabilire un po’ di equilibrio, ma l’umidità ormai è arrivata e graverà pesantemente sulle temperature massime che registreremo.

Un caldo afoso che ci farà rimpiangere il forno ventilato dei giorni scorsi.

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 Dott. Matteo Benevelli