I chicchi di grandine non hanno sempre forma regolare

I chicchi di grandine non hanno sempre forma regolare

I chicchi di grandine hanno forma irregolare a causa del processo di formazione all’interno delle nuvole temporalesche, noto come accrezione.

Quando si sviluppano le tempeste, l’aria calda e umida si innalza verso l’alto nella nuvola, mentre l’aria fredda in alto fa sì che l’umidità si condensi in piccoli cristalli di ghiaccio. Questi cristalli iniziano a cadere verso il basso, spinti dalla gravità, ma lungo la strada incontrano goccioline d’acqua più grandi. Queste goccioline d’acqua, che possono essere sottoraffreddate, si depositano sul cristallo di ghiaccio in caduta, formando uno strato di ghiaccio intorno ad esso.

Il processo di accrezione continua man mano che il chicco di ghiaccio con lo strato di ghiaccio attorno continua a salire e scendere all’interno della nuvola a causa delle correnti d’aria interne. Ad ogni passaggio attraverso la zona di congelamento della nuvola, il chicco di ghiaccio raccoglie nuovi strati di ghiaccio intorno a sé, provenienti dalle goccioline d’acqua ancora presenti.

Poiché il movimento delle goccioline d’acqua e il processo di congelamento e accrezione non avvengono in modo uniforme, i chicchi di grandine assumono forme irregolari e complesse. Ogni chicco di grandine è influenzato da un insieme unico di condizioni atmosferiche e interazioni all’interno della nuvola, che contribuiscono alla sua forma finale.

La grandine può variare notevolmente nelle sue dimensioni e forme, con chicchi che possono essere sferici, oblunghi, irregolari o anche “a spicchio di limone” con scanalature. La varietà delle forme è il risultato dei complessi processi fisici che avvengono all’interno delle tempeste, rendendo ogni chicco di grandine unico.

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Dott. Matteo Benevelli

Non solo Grecia

Non solo Grecia

Il bacino del Mediterraneo è sicuramente uno degli “hot-spot” del cambiamento climatico. Le ripercussioni che abbiamo in questa area sono tra le peggiori e amplificate che si possano trovare nel nostro Pianeta. Il fatto che sia un mare quasi chiuso, di poca profondità e circondato da catene montuose altissime, deserti, e pianure lo rende peculiare. Anche la latitudine mezzana lo rende ulteriorimente suscettibile agli sbalzi d’umore stagionali.

Quello che sta avvenendo in questi giorni, poi, non fa che esacerbare alcune criticità come un anomalo surriscaldamento delle sue acque e venti che alimentano devastanti incendi che colpiscono duramente le nazioni che ci si affacciano.

Grande clamore sta riscuotendo quanto sta accadendo in Grecia con giganteschi incendi che hanno messo in pericolo la Città di Atene, ed ora le isole di Rodi e di Corfù.

Oggi però lo scenario viene catturato dalla gigantesca nuvola di fumo che si staglia nel mar Mediterraneo dalle coste dell’Algeria. Fumi che inevitabilmente viaggeranno verso la nostra Penisola nei prossimi giorni. Si parla di più di 97 focolai spuntati in pochissimo tempo per via di incendi boschivi che si propagano sotto la spinta del forte vento che soffia dal deserto verso il mare sotto la spinta dell’Anticiclone Africano. Purtroppo si contano già 15 morti e decine di feriti tra chi cerca di sfuggire al fumo e le fiamme sulla spiaggia di Bejaia. Altri focolai arrivano da Bouira fino a Jijel.

A Reggio Emilia non piove mai

A Reggio Emilia non piove mai

Questa frase l’abbiamo sentita diverse volte in questi giorni, giorni in cui le irruzioni atlantiche hanno fatto la loro ricomparsa e le notti si accendono di lampi verso nord.
Ma effettivamente Reggio Emilia resta in ombra nel bene e nel male. Nel bene perché i temporali di questi giorni sono veramente pericolosi, nel male perché un po’ di acqua e di fresco non guasterebbe di certo.Ma perché da noi non piove?
Ovviamente la risposta è molto più complessa di quella che vi stiamo per dare, ma l’importante è capire che non c’è nulla di anomalo e che tutto accade per un motivo.
Abbiamo detto che le correnti d’aria instabile sono in arrivo dall’Atlantico, quindi da ovest, e attraversando la Francia queste correnti si scontrano con le Alpi. Una parte scivola a nord, un’altra parte scivola a sud e una terza parte si accumula incalzata dalla corrente e lentamente trova dei passaggi tra le valli che si gettano nella Pianura Padana. Ogni volta che l’aria fredda e umida valica le catene montuose perde il suo carico di umidità e si getta in una Pianura caldissima e ricca di umidità. L’aria fredda è più densa e corre veloce sul fondo della Pianura sollevando come un badile l’aria calda più leggera verso l’alto innescando la crescita verticale di nubi temporalesche. Più la differenza tra le due correnti d’aria è grande più violenta sarà la reazione.

Perché va tutto verso la Lombardia?
Se pensiamo alla forma della nostra Pianura e osserviamo dove l’Appennino è più basso capiamo subito che l’aria da sud entra dalla Liguria e si getta in Pianura tra Piemonte e piacentino. Altra aria, poi, arriva dai valichi alpini a confine con la Svizzera dove abbiamo dei grandi laghi ricchi di umidità e le risaie vercellesi che richiamano e alimentano i temporali. Da questo incontro di correnti che corrono in Pianura va da sé che la via preferenziale sia quella a nord del Po con la complicità degli altri grandi laghi (Iseo e Garda) che aggiungono nuova umidità e linfa alle celle (se quella presente in Pianura non bastasse).

Sempre verso est?
Si, nel caso di questi giorni abbiamo anche una forte corrente a getto tra i 9.000 e 12.000 metri che soffia con raffiche di oltre 170 Km/h che trascina come un nastro le incudini dei Cumulonembi e asseconda il naturale movimento dei temporali verso oriente. Alle volte dalla valle dell’Adige pochi chilometri a est del lago di Garda arriva dell’aria che devia verso sud-est i temporali (che in questo modo raggiungono Mantova, la bassa modenese/bolognese e il ferrarese).

E Reggio Emilia?
Resta in ombra. Il Crinale è sufficientemente alto per deviare questa instabilità che arriva con l’inclinazione giusta per tenersi alla larga da noi. Ovviamente è una situazione fortuita (visti i danni che questi eventi possono arrecare), le variabili come corrente a getto, Mediterraneo caldissimo, posizione della bassa pressione e tanto altro ancora hanno creato le condizioni adatte. Appena una di queste variabili cambierà anche dal nostro Appennino riuscirà ad entrare aria più minacciosa. Cambiando l’inclinazione dei getti d’aria, le correnti potrebbero infilarsi nelle valli di Enza e Secchia per poi giungere anche la Pedecollinare e Pianura.

Potrebbero esserci dei danni seri?
Il lungo periodo di caldo ha caricato una batteria di energia potenziale molto pericolosa. Una batteria che non si scarica con una o due perturbazioni, tant’è che dopo due giorni di violenti temporali, nel nord, la situazione non migliora. I termometri salgono ugualmente oltre i 33°/34°C di giorno e ciò può innescare forti correnti ascensionali.
In questa prima fase ben venga che i temporali trovino sfogo altrove ed evitino il reggiano altrimenti i danni sarebbero seri. Il fatto che avvengano altrove ci deve aiutare a smaltire un po’ di quell’energia immagazzinata che altrimenti farebbe scintille.

E’ stato fatto tanto allarmismo, perché?
Non è stato fatto allarmismo (o almeno non da tutti), è vero che c’è chi specula sull’ansia dei meteo patici … ma se l’allarme arriva anche da persone più autorevoli e meno commerciali del solito deve suonarci un campanello.
Nessuno mette in dubbio che in passato ci siano stati picchi di calore anche maggiori di quelli registrati nei giorni scorsi, ma nessuno puntava il dito sui “record”, ma sul fatto che per tanti gironi avremmo avuto temperature estreme (superiori ai 35°C) che avrebbero inevitabilmente caricato una batteria di energia importante. Senza contare il fatto che tanti giorni di calore intenso mettono realmente a rischio la salute di tante persone fragili con un vertiginoso aumento della mortalità nelle zone interessate.
Quindi l’allarme è, ed era, più che giustificato e per niente sovrastimato. Ne sono una prova anche le violente grandinate, le tempeste e i tornado visti tra la Lombardia, il Trentino Alto-Adige, il Veneto ed il Friuli.
Non solo la Pianura Padana è caldissima, ma anche il mare Mediterraneo che sta attraversando uno dei suoi momenti peggiori. Un’anomalia termica con punte importanti e ciò si traduce in maggior umidità ed energia in cielo, pronta ad esplodere appena entra dell’aria fresca. Il Mediterraneo stesso, quindi, alimenta quanto sta succedendo sul nostro stivale.

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Dott. Matteo Benevelli
Un nuovo membro della squadra!

Un nuovo membro della squadra!

Abbiamo aspettato il giorno del suo compleanno per dare l’annuncio ufficiale, ma già da qualche giorno la nostra rubrica “Foto del Giorno” si è arricchita della sua presenza.

Dopo 18 anni Meteo Reggio accoglie un nuovo membro nel suo staff ed è il bravissimo fotografo meteo-naturalista Michele Sensi. Abbiamo sfruttato talmente tante volte le sue immagini che ci sembrava l’evoluzione naturale di questo percorso di collaborazione che negli anni si è rafforzato sempre di più. Per tale ragione lo abbiamo contattato ed invitato a condividere il nostro progetto.

La bellezza dei suoi scatti è indiscutibile e le sue capacità naturali di essere “sempre nel punto giusto al momento giusto” non possono che migliorare la qualità dei nostri contenuti.

La nostra scacchiera si arricchisce, quindi, di una pedina importante che va a coprire un ruolo vitale per il nostro sistema di comunicazione.

Ecco la formazione attuale di MeteoReggio.it :

– Fabio Casolari -> Tecnico Informatico
– Matteo Benevelli -> Divulgatore Scientifico
– Michele Sensi -> Fotografo Meteo Reporter

Quindi nell’augurare un buon compleanno al nostro Michele, lo ringraziamo per aver accettato di entrare nel nostro team e gli facciamo un grande in bocca al Lupo per l’avventura che condivideremo insieme.

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Sbalzi d’umore termico

Sbalzi d’umore termico

Siamo nel pieno della prima onda feroce di caldo africano arrivato nella nostra Provincia, un’onda che ha spinto i termometri a toccare i terribili 38°C, ma qualcosa sta cambiando. Le nuvole hanno fatto la loro ricomparsa, il vento ha ripreso a soffiare e l’onda sembra spostarsi verso est.

Ciò permetterà il passaggio di correnti d’aria atlantiche che creeranno scompiglio nella Pianura Padana. Correnti che attualmente vengono deviate dalle catene montuose di Alpi e Appennino. Queste si insinueranno nelle valli per sfociare in val Padana già giovedì 13 luglio. Facilmente nasceranno celle temporalesche di notevole energia e ciò determinerà un calo termico.

Sarà, purtroppo, lecito attendersi eventi importanti con venti in uscita dai fronti molto violenti e qualche evento grandinigeno. Questo perché per diversi giorni si è accumulata una forte energia potenziale a causa delle altissime temperature e della notevole umidità dovuta all’evaporazione delle piogge cadute abbondanti tra maggio e giugno.

E dopo?
Questa parentesi durerà una manciata di giorni, poi il caldo africano rimbalzerà nuovamente verso le nostre latitudini.
Già dal fine settimana i termometri si porteranno nuovamente attorno ai 35°/36°C e la prima parte della prossima settimana minacce nuovamente punte superiori ai 37°C (alcuni modelli addirittura vedono un possibile 40°C mercoledì 19 … ma siamo nel campo delle ipotesi e non delle previsioni, quindi non fasciamoci la testa).

Torneranno a calare le temperature?
Ricordandovi che siamo sempre nel campo delle tendenze, quindi delle ipotesi, quindi della poca affidabilità. Sembra che gradualmente all’anticiclone africano possa sostituirsi un più garbato anticiclone delle Azzorre. Magari non proprio lui, ma relazionandosi con l’anticiclone Africano determinerà un miglioramento termico.

Ma il fresco?
Successivamente a questa interazione “gentile”, potrebbe prepararsi la discesa di una goccia d’aria fredda dal nord-Europa che potrebbe far arrivare dell’aria fresca anche a sud delle Alpi con possibili acquazzoni o temporali intermittenti che porterebbero i termometri in linea con la stagione in corso o addirittura poco sotto la media.

Riassumendo:
da domani avremo una manciata di giorni relativamente “freschi” se paragonati al caldone che stiamo attraversando.
Dal fine settimana per 5 giorni avremo un nuovo caldo ruggente, poi dal 20 i termometri potrebbero riportarsi in media con il periodo e sgonfiarsi progressivamente.

Fine dell’estate?
Ma scherziamo?  A metà luglio? Non se ne parla nemmeno, le vere e proprie “rotture di stagione” solitamente si presentano a Ferragosto, ma quest’anno abbiamo El Niño che giocherà scherzi strani.

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  Dott. Matteo Benevelli