Dal Favonio alla Neve

Dal Favonio alla Neve

Che sia la volta buona? 🌨🌧
Da sempre Febbraio è un mese che riserva sorprese, comportamento tipico di quei periodi di transizione tra una stagione e l’altra che regala alti e bassi. La lunga siccità che interessa il nostro territorio si aggrava giorno dopo giorno e la necessità di precipitazioni che ci permettano di affrontare il resto dell’anno è alta.
Stando ai modelli attuali vi sono interessanti prospettive per l’ultima parte della settimana con un possibile ritorno della Pioggia con la “P” maiuscola … e, sempre in tal caso, anche della Neve con la “N” maiuscola sul nostro Appennino.
Per esperienza i modelli previsionali così lontani nel tempo necessitano sempre di cautela. Mai fare proclami con la certezza in bocca poiché i ritocchi ci saranno sicuramente e spesso e volentieri avvengono al ribasso… ma fantasticare non costa nulla, specie quando il periodo di durata della perturbazione è una finestra di più giorni.
Se ci limitiamo a dare una lettura ai modelli di oggi (che sono provvisori), sul finire di Venerdì 25 una perturbazione farà il suo ingresso nella nostra Regione da est portando piogge moderate su tutta la provincia.
L’ingresso di aria fredda da est andrà di pari passo con un calo della quota neve che in serata scenderà a quote montane e durante la notte la quota potrebbe scendere fino alla bassa Collina.
In tal caso (ipotesi) i modelli attuali prevedono una copiosa nevicata di diverse decine di centimetri che si esaurirà solamente sul finire della giornata successiva (domenica 27). Inutile dire che se davvero ciò dovesse accadere le diverse decine di centimetri potrebbero salire a … vabbè … questa è fanta-meteorologia.
In Pianura?
I modelli attuali per il momento vedono pioggia o pioggia mista … ma diamo tempo al tempo.
Scenario suggestivo per molti, scenario preoccupante per molti altri … di certezze non ne abbiamo, ma per certo possiamo dirvi che il cielo sereno e l’aria secca della prima parte della settimana vedrà contrapporsi una seconda parte di settimana molto più grigia e umida.
Tutto questo per invogliarvi a seguire i nostri bollettini nei prossimi giorni per vedere se (per dirla quasi come un noto chef della TV) i modelli verranno confermati oppure ribaltati.
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Dott. Matteo Benevelli
Terremoto serale nel reggiano

Terremoto serale nel reggiano

Ha tremato forte la terra sotto la Pianura reggiana con due sismi ben distinguibili alle ore 19:55 e 21:00.
Soprattutto il secondo evento che ha raggiunto Magnitudo 4.3 è stato avvertito fino in Veneto in direzione Padova.

La zona interessata dalle due forti scosse (M 4.0 e M 4.3) è quella famosa tra Correggio e San Tomaso della Fossa, nota ai geologi e non solo per la presenza di una faglia piuttosto attiva. Faglia che di tanto in tanto si manifesta con scosse di discreta energia, ma che difficilmente diventano distruttivi. Per conformazione non si hanno notizie di eventi paragonabili alla ben più distruttiva faglia delle “pieghe ferraresi” che abbiamo purtroppo provato sulla nostra pelle nel 2012. Tuttavia le strutture necessitano sempre del giusto monitoraggio dopo eventi del genere.

La profondità dei due eventi è stata di circa 6/7 Km e li riconduce alla faglia appena citata.

Molta la paura nella cittadinanza che si è riversata sulle strade, ma non si hanno notizie di danni alle strutture, si registra solo la caduta di qualche soprammobile dalle mensole di alcune abitazioni.

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Aggiornamento del 10 Febbraio 2022
E’ trascorsa tutto sommato bene la notte dopo le due forti scosse che hanno spaventato gran parte dei reggiani (e non solo) che vivono tra Pianura e Pedecollinare.
Dalla forte scossa delle 21 di ieri sera si sono verificati altri 6 piccoli sismi strumentali di assestamento che non sono andati oltre la Magnitudo 2.7 e 2.6 registrate proprio in prossimità della forte scarica.
L’ultimo assestamento è un piccolo 2.0 e risale alle 04:48 di questa notte ad una profondità di 4 Km. La faglia è sempre la medesima, quella seppellita tra Correggio e San Tomaso della Fossa, formazione geologica conosciuta da tempo e che è stata capace in passato di sismi anche più intensi, ma ci auguriamo che non sia questo il caso dal momento che molta energia è stata scaricata con i due eventi della prima serata di ieri.
Il monitoraggio continua, altri piccoli assestamenti saranno probabili nelle prossime ore e nei prossimi giorni, ma ci auguriamo che si tratti di eventi puramente strumentali e non avvertibili dalla popolazione.
Non risultano danni dall’evento. L’onda sismica si è propagata soprattutto verso nord-est, molte sono state le segnalazioni da parte della popolazione del basso Veneto tra Verona, Padova e Rovigo, ma ovviamente anche dalle vicine Parma, Modena e Bologna.
L’intensità della scossa è stata ben percettibile poiché abbastanza superficiale.
Sotto la nostra Pianura abbiamo chilometri di terreno alluvionale trasportato dai fiumi, ma sotto di essi abbiamo l’Appennino che si spinge verso nord-est alla stessa velocità con la quale ci crescono le unghie delle mani. Questo movimento di compressione esercita molta forza e pressione sulle rocce presenti in profondità. Quando questa energia è superiore a quella tollerabile, le rocce scorrono una a fianco all’altra lungo delle spaccature che si chiamano “faglie”. L’energia viene quindi liberata in pochi secondi e si propaga come un’onda che scuote terreno circostante.
Abbiamo semplificato un concetto che merita un approfondimento più ampio, ma per capire quanto accaduto non è necessario scendere così in profondità.
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 Dott. Matteo Benevelli
Stau e Favonio

Stau e Favonio

👩‍🏫 Stau e Favonio 👨‍🏫
Vogliamo approfittare di quanto accaduto ieri per spiegarvi i motivi di tanto “caldo anomalo” il 2 di Febbraio.
Per farlo sfruttiamo l’eloquente immagine satellitare scattata dal satellite Modis della NASA attorno alle 11:30 del mattino.
In questa immagine si nota distintamente ciò che accade su entrambi i versanti delle nostre Alpi.
A nord si è formato un vero e proprio “muro” di nuvole minacciose, al contrario, a sud si notano condizioni diametralmente opposte con cielo assolutamente libero da nuvole.
Quel muro di nuvole è chiamato Stau (dal tedesco “coda” o “ristagno”) e si tratta di un vento di risalita umido e freddo. E’ definito di risalita perché è forzatamente costretto a risalire le ripide pareti delle nostre Alpi dalle correnti d’aria in arrivo da nord.
In questa risalita si raffredda e l’umidità dell’aria condensa producendo dunque generali condizioni di cattivo tempo con piogge e sulle vette abbondanti nevicate.
La temperatura del vento secondo il gradiente termico verticale pseudo-adiabatico crolla di -6,5°C ogni circa 1.000 metri di ascesa.
Una volta superate le creste delle vette alpine il vento è libero di discendere velocemente dal versante opposto e raggiungere la Pianura. In questo movimento subisce un ulteriore stress e subisce quello che è chiamato gradiente adiabatico secco che è maggiore del gradiente termico pseudo-adiabatico di risalita del versante sopravento (nord). Infatti precipitando il vento si riscalda per compressione di circa 1°C ogni 100 metri di caduta. Questo dissolve le nuvole, asciuga l’aria e la riscalda … a questo punto il nostro Stau diventa Favonio (o Föhn).
Per questa ragione ieri avevamo temperature esageratamente calde lungo la via Emilia.
Oggi questo vento è assente e i termometri non sono andati oltre i 12,5°C in Città contro i quasi 19°C di ieri.
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Dott. Matteo Benevelli
Immagine:
NASA – Modis
Elaborazione grafica:
MeteoReggio.it