da Fabio Casolari | Ago 28, 2019 | Geologia
Isole Eolie – Nella tarda mattinata di oggi una nuove, forte, eruzione è avvenuta nello Stromboli. Altissima la nuvola di polveri e ceneri che si è formata sopra al cratere vulcanico.
L’INGV ha rilasciato questo comunicato:
L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo, comunica che le reti di monitoraggio hanno registrato alle ore 12:17 (10:17 UTC), una esplosione di forte intensità. L’esplosione ha interessato l’area centro- meridionale della terrazza craterica dello Stromboli. I prodotti generati dall’esplosione sono ricaduti in tutta la terrazza craterica e lungo la sciara del fuoco rotolando sino a raggiungere la linea di costa. Il fenomeno in questione è anche visibile sul tracciato sismico.
Grande paura tra turisti e residenti che sono stati fatti rientrare nelle loro case dopo l’eruzione che ha visto buona parte dell’isola interessata da ricadute di polveri e lapilli. Non sono segnalati feriti ne danni a cose o persone.
Si sono sviluppati anche alcuni incendi nelle zone boschive dell’isola.
Alcuni testimone raccontano che l’eruzione è stata preceduta da un forte boato ed è stata di intensità superiore a quella che ha interessato l’isola il 3 di luglio.
da Matteo Benevelli | Ago 22, 2019 | Ambiente
? Situazione Incendi ?
Dieci giorni fa vi abbiamo postato un nostro articolo che voleva accendere i riflettori su quanto stava accadendo nel nostro pianeta sul fronte incendi.
Non solo Russia, quindi, ma anche nel resto del nostro delicato Pianeta, l’unico Pianeta abitabile per quel che ne sappiamo.
A dieci giorni da allora proviamo a vedere cos’è successo e come si sono evolute le cose.
Per farlo ci siamo serviti delle stesse immagini che vi avevamo prodotto prima di Ferragosto. Da un primo punto di vista sembra che in Russia la situazione sia leggermente migliorata, anche se i focolari attivi sono ancora molti e soprattutto irraggiungibili. Qualche precipitazione si è vista e qualche focolaio è stato estinto dall’incredibile sforzo dei vigili del fuoco e dell’esercito.
Attenzione… la situazione non è risolta e la Siberia continua ad ardere, così come le esalazioni di monossido di carbonio che continuano a viaggiare spinte dalle correnti d’aria ad est sull’Oceano Pacifico ed unendosi a quelle pesantissime in arrivo da Pechino (e dalla Cina in generale) dove le esalazioni sono di origine industriale e quindi antropica.
Da un paio di giorni sono stati accesi i riflettori sul Sud America, continente che ospita il maggior polmone verde del nostro Pianeta. Polmone che sta letteralmente bruciando al ritmo di 1 campo da calcio al minuto! Avevamo già citato quella “zona calda” nel nostro articolo precedente e a distanza di 10 giorni la situazione è precipitata ulteriormente.
Dall’inizio dell’anno gli incendi attivi in Brasile sono stati oltre 74.000 di cui solo negli ultimi giorni 9500!
Vuoi per la stupidità umana, vuoi per le scelte politiche scellerate del presidente Bolsonaro, ma quest’anno gli incendi in Amazzonia sono cresciuti dell’84% rispetto al 2018. Un disastro ben peggiore di quanto in atto in Russia. Le esalazioni di monossido di carbonio sono altissime, la perdita di superficie forestale immensa ed i gas serra si propagano su buona parte delle emisfero australe, gas, che non possono essere ri-assorbiti dagli alberi ormai distrutti.
Situazione gravissima, ma che fortunatamente inizia ad essere notata anche dai media e da realtà ben più autorevoli del nostro piccolo punto di vista locale. Confidiamo che ciò possa smuovere la coscienza di qualcuno che possa intervenire velocemente.

E in Africa? Altra zona su cui abbiamo posto l’accento nel precedente articolo?
Beh… la situazione è anche peggiore delle due citate in precedenza. Il centro-sud dell’Africa vede al suo attivo quasi il 70% dei focolai attivi sul nostro Pianeta, un record di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno. Anche in questo caso i fattori possono essere molteplici, dai roghi controllati che poi sfuggono di mano, alla terra bruciata fatta dagli agricoltori per liberare i campi dalle erbe infestanti, fino ad arrivare al surriscaldamento globale che alimenta correnti d’aria sempre più impetuose ed energiche.

Fatto sta che tirando le somme le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera hanno raggiunto e superato le 410 parti per milione. Sono ormai lontani i tempi in cui gli scienziati ci ammonivano dal non superare mai le 400 ppm di CO2, soglia oltre la quale i cambiamenti climatici sarebbero stati irreversibili.

Nei momenti criciti l’uomo ha sempre tirato fuori il meglio di sè per risolvere i problemi … speriamo solamente che si dia da fare il prima possibile. La scienza ha già fatto luce sul problema, le soluzioni sono state messe sul tavolo, ma le decisioni di applicarle spettano a chi ci governa.
Per guarire dalla febbre si devono ingerire medicine amare, che sicuramente non daranno consenso politico, ma un buon genitore non deve assecondare sempre i capricci dei propri figli, un buon genitore deve saper dire di no ed indicare la giusta via, anche se questa non è la più popolare.
Da bravi figli, noi, dovremo accettarla e comprenderne il significato.
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Ago 14, 2019 | Meteorologia
??⛈ Angolo della Didattica ⛈??
Ancora una volta riceviamo delle spettacolari immagini da Michele Sensi e noi cogliamo la palla al balzo per fare un po’ di didattica meteorologica.
Le immagini riprendono una potente cella temporalesca attivatasi sul mantovano questa notte alle 04:00.
Il maltempo che si pensava potesse interessare il reggiano durante la notte, quindi, si è manifestato pochi chilometri più a nord con un violento temporale immortalato da Michele.

Abbiamo modificato due dei suoi scatti per facilitarvi la lettura di quanto stava accadendo in quei minuti (14 tra uno scatto e l’altro). I numerosi fulmini intranube attivi all’interno di questa cella hanno illuminato e messo in risalto le caratteristiche di questo gigantesco Cumulonembo. Grazie a questi lampi di luce possiamo leggerne le meccaniche ascensionali e discensionali dell’aria calda che sale condensando e di quella più fredda che precipita con il suo carico di pioggia e grandine.
Nel primo scatto la nostra nube è in fase avanzata ma non ancora del tutto matura, nel secondo si notano già le virghe di pioggia cadere da 12.000 metri d’altezza e mettersi in moto verso est.

da Matteo Benevelli | Ago 9, 2019 | Geologia, Meteorologia
Metà del nostro pianeta è alle prese con incendi, l’altra metà lo ignora…
In questi giorni si è fatto un grande parlare del disastro che stà affliggendo la Russia, un disastro di proporzioni immense, un disastro che è ben lontano dall’essere risolto e non c’è intervento esterno che possa in qualche modo fermare un focolaio di tale estensione.
L’unica speranza?
Probabilmente la Natura stessa, la Natura che con le sue piogge in larga scala potrebbe arginare ed estinguere questo disastro.
Sono previste piogge in Russia?
No… o almeno quel genere di pioggia solitamente si presenta al cambio di stagione, quindi ad ottobre.

Quindi gli incendi in Russia potrebbero durare ancora due mesi?!?
Purtroppo è uno scenario probabile, perchè il fronte è talmente esteso che l’acqua dei pochi mezzi antincendio non riesce ad andare più veloce della crescita del fronte infuocato.
I focolai purtroppo si trovano spesso in zone remote non raggiunte da alcuna via di comunicazione e pertanto irraggiungibili da uomini e mezzi.
Nel frattempo il fumo sprigionato da questo incendio (per la precisione i focolari sono centinaia, ma per semplicità lo descriveremo come un unico evento), ha già viaggiato per migliaia di chilometri verso est arrivando all’oceano e spingendosi addirittura in Alaska dove per la prima volta sono stati registrati dai termometri di Anchorage 34°C!
Impressionante anche l’emissione di gas inquinanti nell’aria e soprattutto di gas climalteranti come anidride carbonica e monossido di carbonio. Gas che nei mesi e probabilmente anni a venire avranno un impatto rilevante sul clima del nostro pianeta. Le ceneri stesse oscureranno il cielo e molto probabilmente si parte si depositeranno sui ghiacci artici accelerandone ulteriormente lo scioglimento.
Abbiamo percaso fatto accenno alle caratteristiche del territorio siberiano?
Il suolo siberiano è soprattutto torboso, uno strato spugnoso solitamente intriso di acqua e composto da radici e composti organici che una volta seccati diventano un ottimo carburante per le stufe poichè facilmente incendiabile.
Solitamente sotto questo primo strato di torba è presente il Permafrost, ovvero una zona di suolo ghiacciato nel quale è imprigionata acqua ghiacciata ed altre sostanze organiche decomposte migliaia di anni fa.
Il calore degli incendi e più in generale del surriscaldamento globale ne stanno favorendo lo scioglimento, con il disastroso effetto che con lo scioglimento si liberano nell’atmosfera tonnellate di metano. Il metano è 30 volte più dannoso dell’andidride carbonica.

Insomma, questo racconto inizia a divetare poco digeribile ed angosciante, ma ci preme farvi capire come tutto nel nostro piccolo pianeta sia collegato… TUTTO!
“Ad ogni azione corrisponde una reazione”
Uno scenario decisamente poco confortante, uno scenario che rende ancora più grave il monito lanciato dalla Commissione dell’ONU per il clima due giorni fa.

All’inizio di questo articolo vi abbiamo accennato di mezzo pianeta in fiamme… già… perchè in questo momento non sta bruciando solamente la Russia, ma fronti anche peggiori sono attivi in Africa ed in Amazzonia dove vastissime aree di foresta tropicale sono in fiamme. Altre migliaia di ettari di foreste che in poche ore riemettono nell’aria tonnellate e tonnellate di anidride carbonica che gli alberi avevano immagazzinato nei propri tronchi con la fotosintesi clorofilliana.

In Italia va meglio?
Ironia della sorte vuole che in 24 ore abbiamo visto bruciare due grandi capannoni contenenti sostanze plastiche nella nostra Regione. Il primo ci tocca da vicino perchè è avvenuto a Bibbiano, il secondo è tutt’ora in atto nel faentino e preoccupa molto per la possibile emissione di diossina nei dintorni.
Se volete approfondire quanto accade a Faenza vi rimandiamo alla pagina dei nostri colleghi del Centro Meteo Emilia Romagna che da ieri segue di ora in ora gli sviluppi del rogo.

Tiriamo un po’ di somme?
In queste ore stiamo perdendo una vasta fetta dei polmoni verdi che ci riformiscono di ossigeno liberandoci della pesante anidride carbonica. Questi polmoni non potranno rigenerarsi prima di qualche decennio. Tutto questo mentre il nostro pianeta mese dopo mese fa registrare sempre più record di caldo estremo.
Non c’è più tempo… dobbiamo intervenire!
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Ago 3, 2019 | Meteorologia
??⛈ Angolo della Didattica ⛈??
Qualche giorno fa vi abbiamo mostrato un meraviglioso scatto del fotografo casalgrandese Michele Sensi.
Oggi vi riproponiamo lo stesso scatto modificato da noi di MeteoReggio per facilitarvi la comprensione delle forze e dei moti in gioco durante lo sviluppo di un temporale.

L’immagine in questione ci mostra l’evoluzione di un Cumulo congesto poco prima del passaggio a Cumulonembo (avventuo 15 minuti più tardi). In questa immagine si vede una vera e propria nube isolata che rovescia sotto di sè un enorme quantitativo di pioggia lungo la via Emilia il 25 luglio scorso. Pochi minuti più tardi evolverà in un Cumulonembo che ha comportato piogge ancora più violente sulla città di Modena.
Ma passiamo alla spiegazione di ciò che avviene nell’immagine.
Nell’arco della giornata il calore del Sole si è immagazzinato nel suolo riscaldando tantissimo lo strato d’aria più basso.
Il calore con il passare delle ore è aumentato ed ha iniziato a risalire la colonna d’aria presente sulla nostra Pianura. Questa colonna di aria calda ed umida appena arriva a contatto con uno strato d’aria più freddo e secco inizia a condensare manifestandosi come nuvola bianca che cresce come “panna montata”, questa è composta da micro goccioline di acqua.
L’aria calda (più leggera), circondata da aria più fredda (più pesante), continua a salire di quota facendo crescere di volume la nube.
A questo punto possono succedere due cose:
1 – Salendo, l’aria calda, gradualmente si raffredda fino all’equilibrio con quella esterna fermando lo sviluppo della nuvola che a questo punto rimarrà un Cumulo congesto.
2 – Le spinte ascensionali sono talmente potenti che l’aria calda (leggera) continua a salire perchè circondata da aria molto più fredda fino a raggiungere la Tropopausa (lo strato d’aria che separa la Troposfera dalla Stratosfera, punto in cui l’aria salendo non continua a raffreddarsi, ma al contrario le temperature crescono bruscamente). A questo punto la nube si esapanderà come un’incudine e sarà alta 9.000 metri circa ed avremo un Cumulonembo.
La nube di questa immagine seguirà il secondo caso, ma qualche decina di minuti più tardi.
Perchè nella nostra immagine piove fortissimo?
Le goccioline liquide scontrandosi tra loro si uniscono e crescono di volume. Spinte dal vento ascensionale salgono di quota ghiacciando per via delle temperature molto sotto lo zero termico presenti in alta quota. Divenuti cristalli pesanti iniziano a precipitare subendo trasformazioni continue, da ghiaccio a neve a pioggia man mano che le temperature salgono durante la caduta. In questo momento le goccie possono fondersi e crescere più e più volte fino a quando non raggiungeranno il peso “critico” che le farà cadere definitivamente verso il suolo.
Questa cascata di pioggia, poi, trascina con sé anche l’aria fredda presente in quota generando un forte vento che anticipa l’acquazzone e che raffredda di molto le temperature al suolo (il vento pre-frontale).
Questa, a grandi linee, è la lettura dell’immagine che vi abbiamo proposto. Ci auguriamo di aver espresso chiaramente un meccanismo meteorologico difficile da spiegare senza l’utilizzo di terminologie specifiche. Se avete ulteriori domande da porci non esitate a farlo.