da Matteo Benevelli | Ago 27, 2022 | Astronomia
Alle 16:23 italiane del 27 agosto è iniziato ufficialmente il “Countdown” per il lancio della missione “Artemis 1” che riporterà la Luna nei piani di conquista del genere umano. L’ultimo uomo a camminare nostro satellite naturale é stato Eugene Cernan dell’Apollo 17, alle 06:40 del 14 dicembre 1972.
Il 29 agosto 2022 alle 14:33 italiane, invece, prenderà il volo da Cape Canaveral il potentissimo razzo lunare Space Launch System (SLS) dalla stessa rampa di lancio da dove partirono le missioni Apollo, il famoso complesso 39 del Kennedy Space Center. Per tale missione è stato designato il Pad 39B già teatro di lanci Apollo e dello Space Shuttle.

Photo Credit: (NASA/Aubrey Gemignani)
Il razzo lunare SLS è il più potente mai costruito, con i suoi 110 metri di altezza e 2.500 tonnellate di peso è in grado di sviluppare una spinta di 4.000 tonnellate (il 15% in più del famoso Saturno V delle missioni Apollo). Sulla sommità di questo gigante abbiamo una capsula Orion che è una vera e propria navicella spaziale in grado di ospitare 6 astronauti per 21 giorni nei suoi due moduli (modulo equipaggio statunitense e modulo servizio europeo).

A bordo non vi saranno degli astronauti, ma dei manichini che indosseranno una regolare tuta ricca di sensori in grado di raccogliere un’enorme quantità di dati utili per le prossime missioni con a bordo esseri umani in carne ed ossa. Ad esempio sarà importante capire a quante radiazioni andranno incontro i nostri astronauti durante la loro permanenza in volo poiché non saranno protetti dal campo magnetico terrestre in modo adeguato.
L’agenzia spaziale europea ESA ha deciso di imbarcare un astronauta particolare in questa prima missione: Shaun the Sheep (Shaun, vita da pecora), il simpatico ovino protagonista di una divertente serie animata britannica in stop-motion della Aardman animations.
Trattandosi di un test non è possibile utilizzare un equipaggio umano, per ovvi motivi di sicurezza si procede utilizzando un carico che ne simuli il peso e le dimensioni, sfruttando questo per raccogliere più dati possibile.

Per l’equipaggio umano dovremo attendere Artemis II in programma per maggio 2024. Questi astronauti non scenderanno sulla Luna, ma vi orbiteranno attorno e sempre nello stesso anno verrà lanciato il Lunar Gateway, una vera e propria stazione spaziale lunare che servirà da tramite per arrivare poi sulla Luna con la missione Artemis III. Una possibile data per questo volo potrebbe essere ottobre 2025, anche se forse sarà più realistico attendere il 2028.
In questa terza missione i 4 astronauti si attaccheranno alla stazione orbitante Lunar Gateway. Due rimarranno in orbita nella stazione e nella capsula Orion, mentre gli altri due (un uomo e una donna) scenderanno a bordo di una Starship di Space X sul suolo lunare per 6 giorni (la navicella Starship verrà lanciata dalla Terra con un razzo Super-Heavy di Space X ed agganciata al Lunar Gateway preventivamente).

Quanto dureranno queste missioni?
Artemis I dovrebbe durare circa 25 giorni dal lancio all’ammaraggio nell’oceano Pacifico al largo della California.
Artemis II dovrebbe durare circa 10 giorni poiché avremo “solo” un sorvolo della Luna. Ma consideriamo che l’equipaggio si allontanerà di 60.000 km oltre la Luna, battendo così un nuovo record dell’umanità: 460.000 km dalla propria casa.
Artemis III durerà circa 30 giorni aggiungendo, quindi, i giorni di permanenza sulla Luna.
Avremo altre missioni o si interromperanno come per il programma Apollo?
Attualmente è prevista anche la missione Artemis IV per l’anno successivo, ma di missioni ne sono state proposte almeno fino alla Artemis XI.
Il ritmo sarà quello di una missione ogni anno fino al 2033 (ammesso che si parta con la missione Artemis III nel 2024 e non nel 2028.
Quanto costano queste missioni?
Il costo del razzo lunare SLS è veramente importante, circa 4 miliardi di euro. Ma si tratterà di un razzo “provvisorio”, poiché di pari passo stanno andando avanti altri sistemi di lancio come quello di Space X di Elon Musk denominato Super Heavy che potrebbe abbattere i costi a “soli” 2 milioni di euro (un bel risparmio).
Perché impegnarsi tanto?
Il ritorno sulla Luna sarà il primo passo verso Marte, vero obiettivo dell’umanità. Lo sforzo derivante dalle sfide che la ricerca scientifica sta facendo per sviluppare questi progetti porterà enormi benefici anche alla nostra vita quotidiana. Nuovi sistemi verranno inventanti, nuovi materiali verranno creati e la ricaduta sarà enorme. Anche il prezzo di 4 miliardi per produrre un razzo SLS dev’essere visto come un movimento di denaro che comunque entra in circolo e non come un mucchio di quattrini gettati al vento. Appalti, ditte, ricercatori, operai, famiglie, … avranno lavoro per sviluppare questi giganti tecnologici. Basti pensare che la capsula Orion della missione Artemis I verrà comandata da Terra mediante comandi vocali né più né meno come accade già per casa nostra con sistemi come “Alexa”. Tant’è che proprio in quella missione avremo Callisto una vera e propria interfaccia uomo-macchina studiata da Lockeed Martin, Amazon e Cisco.
WWW.METEOREGGIO.IT
Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Dic 13, 2021 | Astronomia

Santa Lucia e Stelle Cadenti
Santa Lucia … non è la notte più lunga che ci sia.
Sappiamo che è uno shock per alcuni di voi, ma qualcuno doveva pur dirvelo e ormai siete grandi abbastanza per somatizzarlo.
Scherzi a parte, la tradizione ci dice questo, ma astronomicamente non può che essere il giorno del solstizio d’inverno quello che vede la minor durata del giorno rispetto al buio.
La notte di Santa Lucia, però, ha ugualmente un gran fascino e lo si deve al massimo dello sciame meteorico delle “Geminidi”.
Quest’anno avremo un bel cielo sereno ad aiutarci nell’osservazione delle numerose stelle cadenti previste: circa 100/120 all’ora.
Ovviamente questo numero è relativo ad un cielo assolutamente buio, ma ci dà comunque l’idea dello spettacolo di cui si potrebbe godere e della loro frequenza. Uno sciame del genere non ha nulla da invidiare alle ben più famose Perseidi di San Lorenzo (probabilmente le temperature).
Le Geminidi, infatti, hanno una frequenza addirittura maggiore rispetto alle cugine che caratterizzano il cielo d’agosto.
Il loro nome deriva dal fatto che le loro scie si irradiano dalla costellazione dei Gemelli (sulla sinistra della costellazione di Orione), pertanto il nostro Pianeta incontra la nuvola di polveri lasciata dall’asteroide “Fetonte” che probabilmente è una ex-cometa ormai esaurita.
Pertanto se il freddo non vi spaventa questa è la sera/notte giusta per poter esprimere un sacco di desideri … ma copritevi bene se non volete in dono da Santa Lucia il naso gocciolante

WWW.METEOREGGIO.IT
Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Nov 24, 2021 | Astronomia

Il Grande Carro
L’inquinamento luminoso della Pianura Padana è sicuramente un’altra delle forme d’inquinamento che ci affliggono.
Nonostante questo le stelle più luminose del nostro cielo possiamo ancora vederle e le 7 stelle del Grande Carro sono tra queste.
Sono 7 stelle “circumpolari” che viste dalla nostra latitudine non tramontano mai poiché distano il giusto dalla Stella Polare che è il fulcro della nostra sfera celeste.
Questo ci permette di poterle vedere in qualunque momento dell’anno (ovviamente a patto che il cielo sia sereno… e buio!

).
Secondo i Romani, infatti, queste 7 stelle erano viste come 7 buoi che aravano il cielo attorno alla Stella Polare per tutto l’anno. Sette Buoi in latino si traducono “Septem Triones” da cui deriva le ben più nota parola “Settentrione” che indica il Nord.
Guai a chiamare quelle 7 stelle “Orsa Maggiore”! Al massimo quelle sono le “chiappe” dell’Orsa Maggiore, la vera e propria costellazione è ben più grande ed estesa

In questa immagine appena catturata dalla nostra Webcam posta sul Monte Evangelo possiamo vedere il Grande Carro nel suo punto più basso sull’orizzone perfettamente a Nord.
Infatti se uniamo le ultime due stelle del quadrilatero del Grande Carro e proseguiamo verso l’alto possiamo arrivare ad individuare la Stella Polare (circa 5 volte la distanza che separa le due stelle) che indica, appunto, il Nord.
WWW.METEOREGGIO.IT
Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Ott 9, 2021 | Astronomia, Meteorologia
Questa mattina alle 09:05 sul nostro Sole è avvenuto un potente “brillamento” rivolto verso la Terra d’intensità M 1,6 .
Un brillamento altro non è che un’eruzione solare di materia che emette un vento solare che si propaga nello spazio. Le radiazioni emesse possono arrivare fino a noi ed avere effetti vari a seconda dell’intensità. Questo è ad esempio è il meccanismo alla base delle meravigliose Aurore che si manifestano ai Poli.
Un’eruzione M1,6 è un evento non particolarmente “raro”, i brillamenti solari di classe M sono ciò che vengono chiamati brillamenti solari medio-grandi (in ordine crescente di potenza abbiamo le classi A, B, C, M e X. Ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente).
Nulla di minaccioso, quindi, ma ne traiamo spunto per parlarvi di una nuova branca della Meteorologia che è la Meteorologia Spaziale.
Nella nostra era è sempre più importante sapere cosa succede nello spazio che ci circonda. Ogni anno che passa siamo sempre più dipendenti da nuove e formidabili tecnologie che entrano sempre più a far parte della nostra vita. Tecnologie che però possono essere molto vulnerabili e una delle insidie maggiori arriva dal nostro Sole.
Le radiazioni e le tempeste geomagnetiche che derivano dalla sua attività possono avere ripercussioni notevoli per la nostra vita e le nostre strumentazioni. La Terra è avvolta da un proprio campo magnetico che ci protegge dalla gran parte delle radiazioni in arrivo, ma quando si verificano eventi particolarmente intensi parte dell’energia ci raggiunge causando dei potenziali disagi.
I primi a rischiare sono i satelliti che orbitano attorno alla Terra che sono più esposti poiche man mano che ci allontaniamo dal nostro Pianeta diminuisce l’efficacia della schermatura del nostro campo magnetico e della nostra atmosfera. Le radiazioni possono interferire con i segnali di geolocalizzazione ed altre comunicazioni con la Terra come i segnali TV. Successivamente abbiamo gli astronauti delle Stazioni Spaziali che non sono protetti dalla nostra atmosfera e quindi sono più esposti di noi. In terzo luogo abbiamo gli equipaggi ed i passeggeri degli aerei. A livello del suolo sono numerosissime le tecnologie a rischio come le radiocomunicazioni, le linee elettriche, …

Tutto questo per dirvi che la dipendenza della nostra cività è fortemente legata alla tecnologia e basta veramente un piccolo capriccio da parte del nostro Sole per mettere tutto quanto a rischio. E’ necessario, quindi, sviluppare una rete di monitoraggio che ci permetta di sapere con sufficiente anticipo quando uno di questi venti potrebbe dirigersi verso la Terra.
Attualmente abbiamo diverse sonde che fungono da veri e propri osservatori solari che ci informano con una manciata di ore d’anticipo quando si verificano dei brillamenti pericolosi. Un lasso di tempo breve, ma sufficiente per poter mettere in sicurezza l’equipaggio delle Stazioni Spaziali e le tecnologie più delicate.
Nell’immagine qui sotto potete vedere il brillamento di questa mattina catturato dalla sonda SOHO (Solar and Heliospheric Observatory) dell’ESA e NASA.

WWW.METEOREGGIO.IT
Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Mar 23, 2021 | Astronomia, Meteorologia
Il 23 marzo è un giorno particolare per la Meteorologia, in quanto viene celebrata l’entrata in vigore della convenzione dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), che risale al 1950.
La OMM un’organizzazione intergovernativa che comprende 189 Stati membri e Territori, nata con lo scopo principale di promuovere lo scambio di informazioni in campo meteorologico, la standardizzazione delle rilevazioni e la cooperazione a reti unificate delle varie informazioni meteo climatiche provenienti da ogni parte del globo.
Ogni anno la Giornata mondiale della Meteorologia viene celebrata focalizzando l’attenzione su un tema specifico… oggi vi vogliamo parlare di nuvole primaverili, ma non di nuvole primaverili qualsiasi… di nuvole primaverili marziane!
Anche il pianeta Marte è dotato di una sua tenue atmosfera con conseguenti eventi meteorologici annessi.
Ogni anno marziano all’inizio della primavera e fino all’estate sulla sommità del vulcano (spento) Arsia Mons si forma una “nuvola orografica”.
Nella sua massima estensione, la nube misura circa 1800 km di lunghezza e 150 km di diametro. È la più grande nube orografica mai vista su Marte, che si genera quando una massa d’aria incontra una catena montuosa e viene forzata a risalirla. In questo caso, Arsia Mons perturba l’atmosfera marziana per innescare la formazione della nuvola; l’aria umida viene quindi spinta sui fianchi del vulcano in correnti ascensionali, condensandosi successivamente ad altitudini più elevate e molto più fresche.
E’ stata osservata per la prima volta nel 1976 e fotografata da ben 5 missioni, ma solo recentemente è stata studiata a fondo grazie alla missione europea Mars Express.
La nuvola inizia a crescere prima dell’alba sul versante occidentale di Arsia Mons prima di espandersi verso ovest per due ore e mezza, crescendo molto rapidamente (a oltre 600 chilometri orari) fino a un’altitudine di 45 chilometri. Quindi smette di espandersi, si sposta dalla sua posizione iniziale e viene spinta più a ovest dai venti di alta quota, prima di evaporare in tarda mattinata con l’aumento della temperatura dell’aria con il sorgere del Sole.
PS
Oggi è anche la giornata modiale delle Tartarughe… ma di questi antichi animali ne parleremo magari un’altra volta 
Fonte: INAF
da Matteo Benevelli | Mar 4, 2021 | Astronomia
Questa sera entra nel vivo la congiunzione che vede protagonisti il pianeta rosso Marte e l’ammasso di stelle aperto Pleiadi.
Questa sera il cielo dovrebbe essere sufficientemente libero dalle nuvole da permetterci di godere di questo evento astronomico che si ripeterà anche nei prossimi giorni, ma via via aumenterà la distanza tra i due oggetti del cielo.
Su Marte niente da aggiungere, tutti lo conosciamo come e in questi ultimi anni è diventato un po’ il motore traninante dell’astronautica che lo ha messo nel mirino come potenziale pianeta colonizzabile per caratteristiche ambientali (inospitali, ma affrontabili con le nostre tecnologie).
Parliamo quindi delle Pleiadi.
Si tratta di un ammasso di stelle piuttosto giovane e ancora circondato da un alone di gas derivante dalla nebulosa che le ha generate. E’ un dei pochi oggetti del “deep-sky” che possiamo vedere ad occhio nudo. Appare come un “piccolo carretto” di Stelle molto vicine tra loro, in un cielo inquinato come quello della nostra Pianura se ne possono scorgere 4 o 5, ma se ci si sposta nelle campagne o in Appennino ne possiamo contare fino a 12 o oltre (se avete una buona vista).
Come possiamo trovarle in cielo?
Non è semplicissimo individuarle, ma esiste un trucchetto infallibile: cercate in cielo la costellazione di Orione, inconfondibile per la sua forma a clessidra e contraddistinta dalla sua “cintura” di 3 stelle di uguale luminosità e colore vicine tra loro.
Unite con una linea immaginaria le tre stelle della cintura e dirigetevi verso l’alto, proseguendo arriverete ad una stella arancione molto luminosa (Aldebaran), proseguite ancora di poco ed arriverete alle Pleiadi … e questa sera Marte.

Non confondiamo Aldebaran con Marte!
Entrambi gli oggetti hanno un bel colore rosso-arancione, ma la prima è una Stella e sarà più luminosa del secondo che invece è un Pianeta e sarà un poco più debole. La prima, poi, dovrebbe emettere una luce un po’ più tremolante, mentre il secondo rifletterà la luce (del Sole) un po’ più fissa.
A che ora potremo vedere questo spettacolo?
Appena farà buio, poiché l’evento sarà piuttosto alto in cielo e comodissimo da vedere e da far vedere o spiegare ad amici/figli/parenti (via telefono se non sono congiunti!)
Buona visione e cieli sereni!
Fotografia
Sebastian Voltmer Photography
WWW.METEOREGGIO.IT
Dott. Matteo Benevelli