da Matteo Benevelli | Set 21, 2023 | Meteorologia
Il tramonto di martedì sera è stato impreziosito da diverse cose particolari che riguardavano il nostro cielo. Abbiamo parlato della Luna cinerea, ma dalla parte opposta avevamo un meraviglioso Cumulonimbus calvus che si sviluppava lungo la via Emilia tra Modena e Bologna e veniva illuminato dagli ultimi raggi solari di un rosso intenso.
Non solo, questa nuvola presentava un accessorio in più, un meraviglioso “Pileus”.

Un “cumulonimbus calvus con pileus” è una nube convettiva molto sviluppata e ben riconoscibile che fa parte della famiglia delle cumulonimbus. Queste nubi sono associate a tempeste e a fenomeni meteorologici intensi. Vediamo cosa significa ciascun termine scomponendone il nome:
– Cumulonimbus: È una nube convettiva ad altissima estensione, spesso con una forma a torre o a fungo. Queste nubi portano generalmente a temporali intensi e possono essere associate a precipitazioni intense, fulmini, grandine, e persino tornado.
– Calvus: Questo termine deriva dal latino e significa “calvo” o “senza cappuccio”. Nelle nubi, “calvus” è utilizzato per descrivere una fase di sviluppo intermedio del cumulonimbus, in cui la sommità della nube inizia a perdere la forma arrotondata e a mostrare una parte piatta o appiattita.
– Pileus: Il “pileus” è un termine latino che significa “cappello”. Nel contesto delle nubi, il pileus è una caratteristica interessante. Si tratta di un piccolo cappuccio o cappello di nubi piatte, a forma di disco, che si forma sulla cima di una nube in crescita molto rapida, come il cumulonimbus. Il pileus indica una rapida crescita verticale della nube e spesso precede la formazione di un cumulonimbus completamente sviluppato.
In sintesi, un “cumulonimbus calvus con pileus” è una nube cumulonimbus che sta passando dalla fase di sviluppo iniziale (calvus) a una fase più matura e che presenta un cappuccio di nubi piatte sulla sua cima. Queste nubi sono spesso associate a tempeste in via di sviluppo e possono indicare un’atmosfera instabile e la potenziale formazione di fenomeni meteorologici intensi.
Fortunatamente con l’arrivo del buio l’energia in gioco è calata e il nostro Calvus ha seguito l’evoluzione inversa: Cumulus congestus, Cumulus mediocris, Cumulus humilis, Cumulus fractuse ………. caro il mio Cumulonimbus che volevi portare danni e tempesta… (per proseguire in latino) “memento mori” e si è estinto.
Ringraziamo il nostro utente: Luciano Lucio Russo di Talada Meteo (www.taladameteo.altervista.org) per le belle immagini che ritraggono la nube in quesitone in fase di sviluppo alle spalle della Pietra di Bismantova. La nube si trovava 60 Km oltre la Pietra.

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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Set 12, 2023 | Ambiente, Meteorologia
🌍 Dal Mondo … 🌊
Si sta estinguendo sul delta del Nilo in Egitto il terribile ciclone Daniel.
Stiamo parlando di un ciclone di cui vi scriviamo dal pomeriggio del 4 settembre, momento in cui ha preso forma dal canale del Bosforo gettandosi contro la Grecia e seminando morte e distruzione sulla Tessaglia. Ma alluvioni hanno interessato anche il resto della Grecia, parte della Bulgaria e della Turchia.
Il peggio, però, doveva ancora arrivare.
Il 10 di settembre, infatti, il ciclone Daniel era ancora in grande forma. E’ stata fino a quel momento la “bolla di bassa pressione” orientale di quel blocco ad Omega che ha rigettato l’Europa in una piena estate africana settembrina per diversi giorni.
Nelle prime ore della notte del 10 il ciclone ha toccato la terra ferma nella regione libica della Cirenaica nei pressi di Bengasi.
Fortissime piogge che sono cadute per 24 ore a regimi importantissimi, con la compagnia di forti raffiche di vento da occidente.
Questo ingente quantitativo di acqua piovana ha causato il cedimento di due bacini artificiali e il rigonfiamento dei fiumi che hanno invaso le Città e spazzato via abitazioni, strade e ponti.

La Città più colpita è quella di Derna che secondo una stima potrebbe raggiungere i 10.000 morti.
Lo andiamo dicendo da anni e soprattutto in questo ultimo periodo stiamo puntando sempre più il dito sul nostro mare Mediterraneo, che è diventato sempre più conclamatamente il maggior “hot-spot” del cambiamento climatico.
Si tratta di un bacino d’acqua relativamente basso, che si scalda con grande rapidità e con il suo vapore è in grado di alimentare tempeste di notevole intensità.
Non stiamo parlando dei tanto decantati “Medicane”, perché Daniel non era uno di essi, Daniel è stato un ordinario ciclone con venti forti, ma non da classificarlo come tempesta tropicale. Tuttavia, sempre più spesso, assistiamo al fatto che bastano eventi di modesta estensione per causare migliaia di vittime.
Era prevedibile?
Si sapeva già con giorni d’anticipo quale sarebbe stato il suo possibile percorso. Noi stessi vi avevamo parlato nei nostri bollettini del fatto che si sarebbe mosso verso la Libia e l’Egitto. Ma non si può sapere con esattezza come reagirà il territorio all’arrivo di quantitativi di pioggia così importanti.
Quello che è accaduto è l’ennesimo segnale che questo 2023 per il bacino del Mediterraneo rappresenta un campanello d’allarme che non si può più ignorare.
Alluvione nelle Marche
Alluvione in Emilia-Romagna
Alluvioni in Spagna
Alluvione in Grecia
Alluvione in Libria
Incendi in Grecia
Incendi in Sicilia
Incendi in Spagna
Incendi in Algeria
Ondata di calore a Luglio
Ondata di calore ad Agosto
Ondata di calore a Settembre
Temperature record sulle Alpi a Settembre
Grandinate devastanti in Lombardia
Grandinate devastanti in Veneto
Trombe d’aria e Trombe marine per tutta l’estate
…. e l’elenco di ciò che non è andato da maggio in poi è ancora lungo. Nascondere la testa sotto terra non è la soluzione.
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Set 11, 2023 | Ambiente, Meteorologia
Solo pochi giorni fa vi abbiamo parlato del Monte Rosa e di come sia ben visibile dal nostro territorio quando l’aria della Pianura Padana è particolarmente pulita e asciutta.
Vi abbiamo mostrato anche i suoi ghiacciai nord-orientali che puntano verso la nostra direzione e di come siano belli e riconoscibili. Tuttavia sono le prime vittime del grande caldo e questo mese di settembre sgretola un’altro record negativo di questa terribile estate 2023, con ben 4 giorni e 17 ore senza rigelo, ovvero, senza cioè che la temperatura minima tornasse a zero gradi o al di sotto, ai 4.554 metri della stazione meteo del rifugio di Capanna Margherita.

E i primi a farne le spese sono i ghiacciai delle Alpi che nemmeno durante la notte trovano pace, una condizione che non ha eguali nel tempo.
Era dall’agosto del 1958 che la minima non scendeva sotto lo zero, in più, la minima di 0,8 °C registrata mercoledì 6 settembre è stata la più alta mai rilevata.
Nei giorni scorsi, invece, il termometro è rimasto sempre in campo positivo, a partire dalle 4 del 4 settembre fino alle 19:30 dell’8 settembre, per via dell’anticiclone delle Azzorre ristagnante nel cuore dell’Europa in un “blocco a omega” che ha richiamato aria calda dal nord-Africa.
Ma il fatto eccezionale è che questi record non riguardano i mesi di settembre nello storico, ma di sempre analizzando tutti i mesi dell’anno!
Non parliamo, poi, delle temperature massime che sabato 9 settembre hanno raggiunto i 10°C netti ed il record precedente risaliva al 27 giugno 2019 con 10,1°C.
I cambiamenti climatici, mai come quest’anno, stanno spaventando la comunità scientifica per la progressione fatta registrare e l’effetto domino che questo sistema sta significando per il nostro Pianeta. Un effetto domino di cui ancora non si conoscono tutte le tessere.
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da Matteo Benevelli | Set 5, 2023 | Meteorologia
Il termine “blocco a omega“, o semplicemente “blocco omega“, è utilizzato in meteorologia per descrivere una particolare configurazione dell’alta pressione atmosferica che assomiglia alla lettera greca omega (Ω) quando viene tracciata sulla mappa meteorologica. Questo schema meteorologico è caratterizzato da un’area di alta pressione che forma una figura a forma di Ω, con una cresta di alta pressione al centro e due aree di bassa pressione ai lati, spesso estese verso est e ovest.
Ecco alcune caratteristiche chiave del blocco omega:
- Alta Pressione Centrale: Al centro del blocco omega, c’è un’area di alta pressione atmosferica. Questa zona è associata a condizioni meteorologiche stabili, con tempo generalmente soleggiato e asciutto.
- Basse Pressioni ai Lati: Ai lati del blocco omega, ci sono aree di bassa pressione atmosferica. Queste zone di bassa pressione tendono a essere associate a condizioni meteorologiche più instabili, con possibili precipitazioni, nuvole e instabilità atmosferica.
- Stagnazione: Il termine “blocco” è appropriato perché questa configurazione può portare a un’atmosfera stazionaria o semistazionaria. Le condizioni meteorologiche possono rimanere relativamente immutate per un periodo prolungato, con il tempo che persiste per giorni o settimane.
- Effetti Meteorologici: I blocchi omega possono avere un impatto significativo sul tempo locale e regionale. Quando l’alta pressione domina, si verificano condizioni più secche e calme. D’altra parte, le zone di bassa pressione ai lati possono portare a precipitazioni prolungate e fenomeni meteorologici instabili.
- Durata Variabile: La durata di un blocco omega può variare notevolmente. Alcuni blocchi possono durare solo pochi giorni, mentre altri possono persistere per settimane, influenzando le condizioni meteorologiche a lungo termine.
In questa immagine satellitare del 05 settembre 2023 vediamo un chiaro esempio di “Blocco ad Omega“. Nel cuore dell’Europa, infatti, abbiamo una potente alta pressione delle Azzorre che viene stretta ai lati da due forti cicloni. Uno posizionato al largo delle coste del Portogallo ed un secondo di nome “Daniel” che si trova sulla Grecia.
Questo schema ha comportato allagamenti e danni ingenti sulla Spagna (evento tipico di quelle zone con l’appellativo di “Dana“) e flussi di aria fresca di Bora sulla penisola italiana. Le forti correnti d’aria, poi, hanno generato una rimota di calore dall’Africa che ha invaso la Francia e raggiunto le isola britanniche. In fine, una risalita importante di una nuvola di sabbia del Sahara che ha superato l’Irlanda.
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Ago 29, 2023 | Meteorologia
Una insolita “ritornante da est” ha fatto il suo arrivo sulla nostra Provincia.
Con eventi del genere ci si aspetterebbe delle precipitazioni continue ed estremamente abbondanti sul nostro Appennino, dove inevitabilmente si accumulano nubi su nubi con forti piogge.
E invece il nostro Appennino ha visto precipitazioni scarse e molto al di sotto delle aspettative.
Al contrario, in Pianura, abbiamo avuto delle piogge molto copiose con acquazzoni vivaci e vento che soffiava da occidente anziché da nord-est.
Ma cos’è successo?
Il ciclone Rea ha preso posizione vicino al delta del Po come da programma. Nella notte e primissime ore dell’alba il vortice girava giusto sulla nostra testa. Ma qualcosa stava avvenendo oltre le Alpi. Una forte corrente di aria fredda si scontrava frontalmente con il muro alpino ed ha trovato il modo di attraversarlo per mezzo delle valli svizzere del Canton Ticino.
Un vento di caduta, quindi, un vento di Favonio (o Fohn che dir si voglia) che si è lanciato in una Pianura Padana fredda e umida. Questo slancio è stato senza ombra di dubbio favorito dal ciclone Rea che ruotava velocemente su se stesso in verso antiorario.
Uno scontro in piena regola. Una parte del vento di Favonio ha preso la via Emilia, mentre l’altra parte ha preferito la strada lunga che lo porterà nel Golfo di Liguria.
La corrente che è scesa lungo la via Emilia e la Pedecollinare è andata ad interferire con la ritornante da est del ciclone Rea arrestandone la corsa.

Per tale ragione le piogge si sono accumulate a nord della via Emilia, mentre il nostro Appennino è rimasto all’asciutto.

Proprio ieri vi avevamo descritto al normale dinamica di un Ciclone atlantico che si forma al largo della Liguria e si sposta verso l’alto Adriatico.
E oggi vi raccontiamo di una delle tante “variabili” che possono rimescolare le carte in tavola. Un capriccio meteorologico che rende ancora più imprevedibile il prevedibile.

L’allerta meteo in vigore oggi, con il senno di poi, può sembrare eccessiva, ma se il vento di Favonio non si fosse messo di mezzo, vi racconteremmo tutt’altra storia.
Insomma: la nostra Provincia si riconferma una volta di più una “palestra meteorologica”.
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Ago 28, 2023 | Meteorologia
Approfittiamo di ciò che sta accadendo per fare un breve ripasso sul cosa significhi avere a che fare con un ciclone di origine atlantica che si forma davanti alle coste della Liguria.
E’ una meccanica con cui abbiamo a che fare abbastanza spesso e che è governato da poche regole base che si ripetono nel tempo. Per tale ragione cerchiamo di capirne i segreti per meglio conoscere questo fenomeno che spesso e volentieri viene “gonfiato” al limite del terrore dai soliti media in cerca di contatti (capiamoci… eventi del genere possono realmente causare disastri o vittime, ma meno di frequente rispetto alla loro formazione).
1° Step
Quando dall’Atlantico entra un flusso veloce di aria fredda (e i flussi di aria fredda sono molto più veloci di quelli caldi), si genera un vuoto (come ci insegnava il reggianissimo Giovanni Battista Venturi da Bibbiano tra la fine del ‘700 e primi dell’800). Questa bassa pressione nell’emisfero nord del nostro Pianeta ruota in senso antiorario e genera un vero e proprio vortice.
L’acqua del mare calda e ricca di vapore acqueo dovuta all’evaporazione, arricchisce di energia e umidità questo vortice. In questa fase si formano i temuti temporali che dal mare si spingono verso la costa.
Sulla costa si formano mareggiate importanti a causa del vento al suolo mentre nell’aria crescono i Cumulonembi.
I temporali si sfogano sulle pendici dell’Appennino e i corsi d’acqua inevitabilmente si ingrossano con un aumento dell’erosione che causa dissesto idrogeologico. Al suolo il vento può far cadere alberi, causare trombe d’aria marine ed erosione della costa con le onde del mare ingrossato.
(Posizione B1 della Bassa pressione nella nostra grafica)
In Emilia-Romagna vediamo fulminazioni importanti dietro il Crinale. Se le correnti d’aria dal versante ligure-toscano sono sufficientemente forti, i temporali varcano le Montagne dove queste sono più basse. Nel reggiano abbiamo un “doppio crinale” diviso dalla valle dell’Ozola che per forma e altezza rappresenta un muro più efficace del resto dell’Appennino emiliano. Per tale ragione i temporali preferiscono passare dal piacentino/parmense o dal modenese.
Quando queste correnti raggiungono le valli o la Pianura possono generare temporali molto intensi con celle grandinigene, specie se le temperature oltre il Crinale sono molto alte.
I cicloni, però, non restano mai fermi. Gradualmente e lentamente scivolano verso est spinti dalle correnti dominanti che nel nostro emisfero e alla nostra latitudine spingono questi giganti.
Quando si trovano ad attraversare la terra ferma perdono la loro fonte d’alimentazione principale (il mare caldo con la sua evaporazione). Ma il mare Adriatico è poco distante e, quando lo raggiunge, il Ciclone si ripresenta con nuove energie.
2° Step
A questo punto la rotazione in senso antiorario riprende davanti alle coste della Romagna e delle Marche. Nuove correnti ruotando attorno al perno del Ciclone scagliano umidità dentro la Pianura Padana da nord-est (in gergo viene chiamata “ritornante da est“). Ancora una volta un ruolo cruciale lo gioca l’Appennino a ruoli invertiti. Se nel primo step ci riparava, nel secondo step ferma le correnti d’aria e favorisce un accumulo di nubi a sud della via Emilia. L’aria salendo di quota diventa meno densa e permette al vapore di condensare in nuvole causando forti piogge.
In questo caso piogge molto più continue e costanti rispetto al primo step, che possono ingrossare i corsi d’acqua, causare forte erosione e dissesto idrogeologico. I temporali sono meno frequenti, in questa fase, ma in piena estate possono portare anche qualche evento grandinigeno all’arrivo del primo fronte.
Solo quando il Ciclone uscirà dall’Adriatico avremo un ritorno del sereno con uno spostamento delle nuvole verso sud-est.
In Romagna, quest’anno, è successo che questo 2° Step sia durato ben più del previsto e che si sia formato un po’ più a sud. Il ristagno del Ciclone ha provocato piogge abbondanti per molte ore, il vento sulle coste rallentava il deflusso delle acque ed il terreno di partenza si presentava già saturo d’acqua per le piogge cadute abbondanti a inizio mese. A quel punto il disastro è stato inevitabile.
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