da Matteo Benevelli | Nov 29, 2023 | Ambiente
I fulmini possono produrre gas attraverso un processo chiamato fissione dell’azoto atmosferico. Durante un fulmine, l’energia estremamente elevata riscalda e ionizza l’aria circostante. Questo processo di ionizzazione può coinvolgere le molecole di azoto (N₂) presenti nell’atmosfera.
L’azoto atmosferico è composto da molecole di due atomi di azoto legati insieme (N₂). La forte energia del fulmine può separare queste molecole in atomi di azoto singoli. Gli atomi di azoto singoli possono quindi combinarsi con le molecole di ossigeno (O₂) per formare ossidi di azoto, noti anche come NOx, che sono gas reattivi.
L’ossido di azoto (NO) e il diossido di azoto (NO₂) sono esempi di gas che possono formarsi durante i fulmini. Questi gas possono avere impatti sull’ambiente circostante e sulla qualità dell’aria. In particolare, possono reagire con altri composti atmosferici per formare sostanze inquinanti come l’ozono troposferico e contribuire agli effetti sulla salute e sull’ambiente.
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Dott. Matteo Benevelli
da Matteo Benevelli | Nov 25, 2023 | Meteorologia
E’ arrivata “Bettina” … è stata preceduta di pochissimo da “Alexis” che ha aperto le porte alla discesa artica attualmente in atto e poi verrà “Ciro” in un’alternanza tra nomi femminili e maschili. Spesso regna molta confusione negli organi di informazione (o presunta tale), sui nomi delle tempeste che interessano il nostro paese. I veri motori del bello e del cattivo tempo anche nella nostra Provincia.
Per mettere un po’ di ordine, nel 2015, EUMETNET (Network of European Meteorological Services), organizzazione intergovernativa europea il cui obiettivo è garantire e facilitare la cooperazione tra i Servizi meteorologici e idrologici nazionali d’Europa, ha istituito il progetto “Storm naming”.
Si tratta di un sistema che ricalca da vicino quanto già avviene da diversi anni oltre l’oceano Atlantico dove è uso comune dare nomi alle tempeste e agli Uragani che colpiscono il Golfo del Messico e gli Stati Uniti.
Per l’Italia è l’Aeronautica Militare ad avere questo compito, ma in stretto rapporto con altri enti nazionali meteorologici dell’area del Mediterraneo centrale che ci compete, ovvero, ARSO METEO (Slovenia), DHMZ (Croazia), YXMP (Macedonia del Nord), l’Ufficio Meteo dell’Aeroporto Internazionale di Malta e l’IHMS (Montenegro).

Si è arrivati a questo perchè è stato dimostrato che l’assegnazione di un nome univoco e ufficiale alle tempeste migliora significativamente la comunicazione di massa durante eventi meteorologici estremi. Questa pratica contribuisce ad accrescere la consapevolezza delle condizioni meteorologiche avverse prima che si verifichino, migliorando di conseguenza l’informazione e l’allertamento dei cittadini. La popolazione mostra maggiore attenzione alle allerte meteorologiche e alle raccomandazioni sulla sicurezza quando la minaccia è chiaramente identificata e associata al nome della tempesta. Inoltre, dopo l’evento, risulta più agevole fare riferimento ad esso se è stato assegnato un nome univoco da una fonte autorevole, rendendolo così più riconoscibile a livello europeo sia per i media che, soprattutto, per la comunità scientifica.
Ogni anno a settembre vengono stabiliti i nomi in comune accordo e pubblicati sui rispettivi siti internet.
Queste tempeste devono però rispettare delle regole:
1. Nessun altro servizio meteorologico europeo lo ha già nominato;
2. l’Italia deve essere la prima nazione europea ad esserne colpita;
3. All’evento deve essere associata ad un’area ciclonica con diametro tra qualche centinaio e qualche migliaio di chilometri;
4. La velocità del vento associata alla tempesta deve corrispondere al colore arancione-rosso di Meteoalarm (https://meteoalarm.org), anche se su questo sono previste deroghe.

Una tempesta o perturbazione ciclonica intensa si manifesta con una combinazione di fenomeni meteorologici estremi, caratterizzati da venti ad alta velocità, precipitazioni intense, e talvolta, eventi atmosferici violenti come tuoni e fulmini. Queste condizioni possono generare impatti significativi sull’ambiente e sulla società.
I venti ad alta velocità sono una componente chiave di una tempesta intensa, con raffiche che possono superare notevolmente la norma. Le precipitazioni intense possono causare inondazioni, soprattutto in aree con terreno già saturo d’acqua. I fenomeni atmosferici violenti, come i fulmini, contribuiscono ulteriormente a rendere l’evento meteorologico più pericoloso.
La pressione atmosferica bassa è spesso associata a queste tempeste, creando un vortice ciclonico che intensifica i venti e i fenomeni meteorologici avversi. La descrizione di una tempesta intensa dovrebbe includere dettagli sulla sua forza, la velocità del vento, la quantità di precipitazioni e gli eventuali danni o impatti sulla zona interessata.
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da Matteo Benevelli | Nov 14, 2023 | Meteorologia
Quante volte ci avete sentito nominare il “muro di Stau”? Infinite vero?
Questo perché la nostra Provincia è dotata di un Crinale estremamente peculiare, quel Gigante disteso che ci protegge in modo spesso efficace dal maltempo.
Un vero e proprio “muro” che si erge ad ostacolo del vento.
Il termine “muro di stau” si riferisce a una situazione meteorologica specifica legata alla presenza di una barriera montuosa. “Stau” è una parola tedesca che significa “ostacolo” o “blocco“, ed è spesso utilizzata in meteorologia per descrivere un fenomeno che si verifica quando un flusso d’aria umida viene bloccato o rallentato da una catena montuosa.
Un muro di stau si forma quando un vento umido proveniente da una determinata direzione incontra una catena montuosa come la nostra. Quando l’aria umida viene spinta verso l’alto dalla barriera montuosa, si raffredda e si condensa, formando nuvole e, in alcuni casi, causando precipitazioni intense sul lato ventoso della montagna. Questa situazione può portare a condizioni meteorologiche avverse, come forti piogge, nevicate abbondanti o temporali.

L’effetto di stau è più pronunciato sul versante sopravento (lato da cui proviene il vento) della catena montuosa, mentre sul versante sottovento (lato opposto al vento) l’aria può scendere, riscaldarsi e diventare più asciutta, creando condizioni più secche. Questo fenomeno è spesso associato alle catene montuose e può avere impatti significativi sulle condizioni meteorologiche locali.
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da Matteo Benevelli | Nov 14, 2023 | Ambiente
📰 Correva l’anno … 🗃
1951 – 14 Novembre
Un giorno terribile che gli abitanti della Bassa conoscono benissimo. Il giorno della grande alluvione del Po, raccontanto anche nel famoso film “Il ritorno di Don Camillo”.
In quel giorno cedette l’argine del Crostolo nelle vicinanze dell’impianto idrovoro il Torrione. Un sormonto dovuto ad un avvallamento dell’argine sinistro (c’è chi parla di un taglio voluto, chi di un cingoli arrivato da Reggio per sistemare l’argine che si fermò poco prima dell’imbrunire per tornare verso la città proprio in quel punto, … ma le leggende e le speculazioni si sprecano a riguardo), e da quel lieve abbassamento tutto iniziò.
L’acqua irruppe nelle campagne allagando Gualtieri, Boretto, Brescello, Santa Vittoria, Meletole, Fodico ed arrivò fino a Poviglio.
Giorni e giorni di acqua stagnante come visto recentemente per la Romagna e mesi perché le terre tornassero asciutte.
Una triste storia di cronaca delle nostre terre, ma anche peggiore per la zona di Rovigo dove gli effetti furono ben peggiori. Un’alluvione avvenuta poco dopo le 3 di notte che raggiunse il metro e mezzo di altezza in piazza a Gualtieri.

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… Siamo verso mezzanotte, ed ecco all’improvviso irrompere il tocco delle campane delle torri di Gualtieri, Guastalla, S. Rocco, S. Vittoria : al loro martellare ci sentiamo raggelare il sangue e rimaniamo come instupiditi e impotenti. Allora veramente comprendiamo il dramma che sta per essere consumato e misuriamo la nostra pochezza e inutilità!…
…”L’acqua ora precipita verso il piano campagna e comincia a sfaldare la base esterna della “spalla” dell’argine. Infatti, verso le ore 0.30 si sente inconfondibile il primo sordo tonfo di una grossa fetta di argine ch si stacca… e se ne va.
A distanza quasi ritmica partono le fette d’argine, come se un gigante con un enorme scimitarra si divertisse a menare grossi fendenti sul dorso dell’argine e staccarne le parti”…
…”Verso le 3 il traffico sulla Statale 63 si fa intenso e frenetico.
Sciabolate di luci fendono le ombre della notte: sono i bagagli dei fanali delle centinaia di autocarri che vanno e vengono e che entrano ed escono dalle “spianate” della case coloniche per porre in slavo il bestiame, arriva a noi anche il gracchiare meccanico dei clacson.”…
…”Verso le tre e mezzo un cupo grosso tonfo: quasi tutta la spalla esterna dell’argine, sfaldata dall’erosione dell’acqua, parte: una fetta ci circa 50 metri di lunghezza.
Ora veramente ci rendiamo conto del pericolo che ci sovrasta!
E’ la vita che è in gioco! Altro che… metterci… a tagliare l’argine, come diranno il giorno dopo le voci ignare e incredibili!!!”…
…”Raccogliamo i nostri stracci e le nostre armi e ci avviamo verso casa, pensando affranti a cosa accadrà tra pochi minuti o poche ore. Arriviamo press’a poco all’altezza della Possessione Benaglia (prossima alla Terza) ed ecco… siamo raggiunti da un grande boato..: tutti comprendiamo cosa sia accaduto, mentre trasaliamo. Un lembo del nostro cuore se ne è andato. Uno di noi borbotta in un sommesso dialetto: ”Ragass..l’arsen l’è partì!.”
(tratto da “La storica, tremenda alluvione del 1951” di Bruno Gobbi)
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da Matteo Benevelli | Ott 31, 2023 | Meteorologia
☔️🏔 Analisi del 2 di Novembre 🏔☔️
Siamo di nuovo alle porte di un nuovo peggioramento “vivace”. Manca un “gigante barico” nello scacchiere europeo e il Mediterraneo è ancora dannatamente caldo per il periodo.
Già da tempo vi diciamo che questo fattore chiave delle condizioni meteo del nostro territorio è frutto del cambiamento climatico e questo sarà sempre più spesso il motore trainante di eventi alluvionali sul nostro Stivale.
Nemmeno il tempo di leccarci le ferite dall’ultimo terribile evento che ha colpito duramente il piacentino e parmense che già abbiamo in coda un nuovo peggioramento.
Un’altra incursione di aria instabile di matrice atlantica fredda in quota che si scontrerà con una corrente di Scirocco caldo a livello del suolo. Uno scontro tra Titani che minaccia di replicare quanto visto ieri e che potrebbe essere fin peggiore per il reggiano.
I modelli ancora non sono concordi su quanto possa accadere. Certo è che avremo delle celle autorigenerative tra Liguria e Toscana che a nastro continuo proietteranno flussi di pioggia intensa verso l’Appennino.
Ancora una volta non possiamo che invocare l’aiuto del nostro “Gigante”, che quasi sempre riesce a proteggerci, ma che comunque ha dei limiti.

Oggi non ci preme tanto annunciarvi cosa accadrà, perché non lo può sapere nessuno, ma farvi riflettere sul perché abbiamo degli eventi così impattanti. Perché vi continuiamo a dire che il Mediterraneo è un hot-spot della Crisi Climatica e perché ci sono eventi che non possono essere fronteggiati in modo celere.
Giovedì sarà un’altra di quelle giornate da “allerta Rossa” (non lo sappiamo se verrà emessa, non siamo noi a deciderlo e nemmeno vorremmo una responsabilità del genere), ma i modelli previsionali non si disconstano granché da quelli di due giorni fa.
Il Crinale sicuramente ci verrà in aiuto, ma appena il sistema si sposterà verso est, si aprirà la porta del Passo delle Radici ed avremo qualcosa di simile a quanto visto ieri sera. Occhi puntati all’Enza in prima battuta ed al Secchia in seconda battuta. Crostolo e Tresinaro non dovrebbero essere un problema.
Questo è quanto possiamo dirvi con i modelli attuali, magari domani cambierà tutto e vi racconteremo un’altra storia (ce lo auguriamo). La pioggia che doveva arrivare è arrivata, il suolo dell’Appennino è saturo e per tale ragione non potrà assorbire più di tanto le piogge meteoriche in arrivo.
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Dott. Matteo Benevelli